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Furto cavi di rame alla Cbi Europe,
lunedì riparte la produzione
Catena: “Ecco come fermeremo i ladri”

L'INTERVISTA - Dopo la conta dei danni, l'imprenditore promuove un progetto privato per la sicurezza della sua azienda ad Osimo e della città per allontanare i ladri con telecamere accese sui 6 snodi viari del territorio, una centrale operativa e un'auto civetta. "A Londra e a Mechelen, in Belgio, ha funzionato", garantisce

L’imprenditore Franco Catena

E’ stato un precursore dei processi di internazionalizzazione. Quando, negli anni ‘90, i venti di crisi soffiavano sul distretto industriale plurisettoriale della Valmusone, aveva già avviato una filiale della ‘Catena Building Industry’ in Florida per portare il ‘made in Marche’ oltreoceano. Al contempo ha fatto crescere una rete commerciale per la distribuzione dei suoi prodotti in Europa. Oggi la Cbi Europe, gruppo guidato dall’imprenditore Franco Catena, conta 10 aziende che continuano a declinare l’italian design nella realizzazione di controsoffitti in metallo, pavimenti tecnici sopraelevati o sistemi di illuminazione, commercializzandoli anche in Oriente e in Asia. Un percorso di crescita aziendale intrapreso dall’imprenditore osimano nel gioco di squadra con i figli Alice e Francesco.

A metà dicembre 2016, però, è successo un imprevisto. Un furto di una banda di professionisti ha messo ko uno dei capannoni di produzione, in via Oscar Romero, a Osimo. L’azienda ha dimostrato una notevole capacità rigenerativa. La produzione del capannone violato da ladri ripartirà, infatti, lunedì prossimo dopo un mese  di stop forzato. L’amministratore delegato della Cbi Europe non ha archiviato l’episodio, anzi ne ha fatto un punto di forza per rilanciare una nuova sfida: combattere la microcriminalità che danneggia imprese e fatturati attraverso un progetto per la sicurezza della città con telecamere in rete e in cooperazione con le altre attività commerciali di Osimo.

I cavi elettrici tagliati dalla banda che ha forzato l’ingresso del capannone di via Oscara Romero

Franco Catena, come siete riusciti a ripartire in tempi record dopo il raid della banda che ha bloccato i macchinari privandoli dei cavi elettrici?

“Per tutte le festività natalizie abbiamo lavorato con 7-8 dipendenti per rimettere tutto a posto. Questa settimana finiremo i lavori e lunedì prossimo ripartiremo con la produzione. Devo ringraziare i ragazzi che hanno lavorato senza sosta e sono stati davvero bravi. Nella notte tra il 15 ed il 16 dicembre scorso i banditi sono entrati per sfilare e rubare i cavi di rame aerei che conducevano l’elettricità ai macchinari. Hanno distrutto tutto e sono riusciti persino a spaccare un casa prototipo per disabili con la quale avevamo concorso e vinto una gara per la Regione Marche. La mattina successiva ci siamo ritrovati con la fabbrica bloccata. Siamo coperti da assicurazione che rimborserà quasi tutti i danni, ma non è tanto questo il problema. In quello stabilimento produciamo un prodotto che viene esportato all’estero e abbiamo firmato un importante contratto con una delle più grandi corporation indiane che ha 260.000 dipendenti. Ci siamo impegnati tanto per ottenere questo appalto da 10 milioni in 2 anni. Entro gennaio avremmo dovuto consegnare 3 milioni di euro di commesse. All’estero si lavora con le lettere di credito che prevedono delle spedizioni sistematiche a date precise. Con la fabbrica ferma, dopo il furto mi sono trovato in seria difficoltà. Il 5 febbraio andrò in India per tentare di rinegoziare l’appalto”.

Una stand della Cbi a una fiera in Arzerbaijan

Un danno nel danno, insomma…

“Appunto. Non è possibile che accadano queste cose alle aziende che lavorano sodo per vincere le sfide del mercato internazionale, come anche alle famiglie che vengono derubate in casa dei propri beni o oggetti affettivi. Mi sono allora domandato come si può risolvere questo problema, in modo razionale e sistematico, senza armare nessuno. Prendendo informazioni ho scoperto che in metropoli Londra o anche città come Mechelen, in Belgio, con 40 mila abitanti, i sindaci hanno installato una rete di telecamere collegate con il sistema wi-fi, quindi a prezzi contenuti, per monitorare ogni strada e vicolo del territorio. Un esempio che potrebbe essere replicato ad Osimo che ha solo sei strade d’accesso. Ho pensato che se installiamo delle telecamere agli ingressi, in questi 6 snodi, si potrebbero controllare senza difficoltà i veicoli sospetti che viaggiano di notte”.

Un cantiere in Turchia dove ha lavorato la Cbi

In che senso? Nelle ore notturne si muove anche il traffico commerciale per la consegna delle merci

“Intanto è acclarato che questi furti nelle aziende vengono consumati dalle 23 di sera alle 5 della mattina. Se tutte le immagini riprese in tempo reale dalle 6 telecamere vengono inviate ai monitor di una centrale operativa, possono essere controllate da personale di vigilanza. I mezzi che viaggiano a quell’ora per consegnare la merce, ad esempio i fornai, sono noti. La presenza di auto sospette sarebbe subito individuata, oggi poi con il supporto delle telecamere di ultima generazione che leggono le targhe e sono in grado di controllarle in tempo reale con le banche dati, è anche facile individuare i mezzi  rubati spesso utilizzati dai banditi per la fuga dopo un colpo. Accanto al vigilates addetto al controllo delle immagini dovrebbe lavorare altro personale su un’auto civetta, pronto a mettersi sulle tracce del mezzo sospetto per seguirlo a distanza, al primo segnale di movimenti anomali comunicato dalla centrale operativa. Con questo sistema, sono convinto, che si riuscirebbe a debellare il 60-80% dei furti. Chi fugge con un carico di merce difficilmente sceglie di dileguarsi imboccando strade secondarie. Piuttosto cerca di raggiungere in fretta strade statali o i caselli autostradali”.

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Un progetto costoso, però, come potrebbe sostenerlo il Comune di Osimo che come tutti gli enti locali lotta per rispettare i vincoli al patto di stabilità e contro i continui tagli ai trasferimenti statali?

“Questo è il punto: il progetto, da concretizzare solo per Osimo, sarebbe finanziato dai privati, non dal Comune, comunque coinvolto nell’operazione. Ho stimato che per realizzarlo servirebbero soltanto 200.000 euro l’anno. Se siamo 100 promotori ecco che diventa tutto più semplice: ciascuno di noi non dovrebbe accollarsi più di 2000 euro l’anno. Per l’investimento iniziale dell’acquisto delle telecamere servono circa 40.000 euro. Poi dovremmo individuare un locale sfitto che potrei mettere a disposizione nella mia azienda, Infine c’è il costo del personale che lavorerà di notte. Si possono ipotizzare 4-5 dipendenti al massimo per un’indennità di 40.000 euro l’anno ciascuno. Ecco come si arriva 200.000 euro. Ad Osimo sono operative 400-500 attività commerciali, basterebbe che 100 di queste aderissero al progetto per abbatterne i costi. Una trentina di persone mi hanno già contattato e sono disposte a partecipare. I benefici non sono solo quelli di abbattere il numero dei furti. Se i partecipanti sottoscrivono un’assicurazione cumulativa, il costo del premio assicurativo si riduce della metà. Lavorando in sinergia con le forze dell’ordine a questo progetto, avremo benefici noi imprenditori ma anche tutta la città che soffre anche per i furti negli appartamenti”.

Un ufficio della Cbi Europe

Si è già confrontato con il sindaco sulla questione?

“No, con il sindaco non ho ancora parlato di persona ma credo che non avrà difficoltà ad ascoltarmi. Mi rendo conto che sarà necessaria l’autorizzazione, un permesso dalla Prefettura per installare le telecamere. Certo, chiederò un appuntamento anche al prefetto di Ancona per illustrargli un progetto organico da condividere con il Comune e le forze dell’ordine. Spero che sia sensibile al punto da autorizzarlo. Nel giro di 2 mesi, massimo 3, possiamo mettere il territorio sotto controllo con buona pace di coloro che vanno a combinare danni in giro. Al Comune, ripeto, non chiederemo risorse economiche. Sarebbe un’iniziativa che noi imprenditori offriremmo alla città”.

Come pensa di coinvolgere gli altri imprenditori e operatori commerciali osimani?

“Voglio scrivere una lettera a tutte le attività di Osimo per spiegare il mio progetto e per invitarle a partecipare a una riunione. Solo così riusciremo a contarci e a capire in quanti lo riteniamo opportuno e realizzabile. Poi potremo costituire una società per dare vste giuridica al progetto sicurezza ma si sono fatte avanti anche diverse aziende che si occupano già di sicurezza che stanno elaborando preventivi di spesa. Aspetterò qualche mese. Se poi non riuscirò a coinvolgere altri imprenditori, sarò costretto comunque a realizzare da solo questo piano, a mie spese, perché devo proteggermi”.

(m.p.c.)

 

 

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