di Federica Serfilippi
(foto di Giusy Marinelli)
Cosa ha effettivamente innescato il cedimento del ponte e perché? E poi: che tipo di rapporto c’è tra le ditte della catena di appalti legate alla manutenzione del cavalcavia? Sono questi i quesiti principali a cui gli investigatori, coordinati dal pm Irene Bilotta, stanno cercando di dare delle risposte. Le indagini sulla tragedia avvenuta ieri in A14 che ha visto strappare alla vita Emidio Diomede e Antonella Viviani partono però da una certezza: il ponte non è collassato per un cedimento strutturale. Proprio per questo, il blocco venuto giù è stato demolito e rimosso assieme ai detriti, parti considerati inutili ai fini dell’indagine. La possibile usura del cavalcavia quindi non c’entra. È sui sostegni provvisori installati per innalzare il ponte che si stanno concentrando gli agenti della Polstrada e l’ingegner Luigino Dezi, consulente nominato dalla procura (leggi le sue prime dichiarazioni). Il docente di Tecnica delle Costruzioni dell’Univpm avrà 60 giorni di tempo per portare a termine gli accertamenti tecnici e scrivere una perizia. Sarà fondamentale per capire cosa non abbia funzionato durante i lavori manutentivi eseguiti sul ponte della morte.
Ma perché non hanno retto i sostegni provvisori? Varie le ipotesi: all’origine dello schianto potrebbe esserci un errore umano, come detto anche da Giovanni Scotto Lavina, ingegnere di Autostrade per l’Italia (leggi l’articolo). Una disattenzione commessa durante le operazioni di innalzamento del cavalcavia, oppure un errato posizionamento del ponte sui piloni laterali, forse troppo affaticati dal peso del troncone. Gli inquirenti stanno anche cercando di capire se i lavori di sollevamento fossero realmente conclusi (alle 11,30 secondo quanto dichiarato da Autostrade per l’Italia) o ancora in corso. Uno dei punti centrali, per il pm Bilotta, sarà capire il tempo intercorso tra l’elevazione e il cedimento del troncone. E poi, quel tratto autostradale andava chiuso durante l’operazione? Il pm sta approfondendo anche questo aspetto. Le prime risposte potrebbero arrivare dal materiale posto sotto sequestro. Oltre all’attrezzatura da cantiere e le parti laterali del cavalcavia, gli occhi saranno puntati sulla documentazione relativa alla tipologia di lavori da eseguire, ai progetti e alle ditte interessate. L’obiettivo della magistratura sarà anche quello di risalire a tutte quelle società in appalto che hanno preso parte alla manutenzione del ponte. Questo sarà fondamentale sia per scoprire possibili irregolarità, sia per individuare eventuali responsabilità. Ieri ne erano attive almeno due. La Delabech srl di Roma, che lavorava in subappalto per conto della Pavimental, società controllata di Autostrade. Oltre a queste, riferisce l’Ansa, c’era anche il Gruppo Nori srl di Castelnuovo di Porto (Roma). Ancora, il fascicolo aperto con l’ipotesi di reato di omicidio colposo plurimo risulta essere senza indagati. La procura ha disposto l’autopsia sulle vittime, che sarà eseguita all’ospedale di Torrette, forse già domani. Intanto, gli investigatori hanno concluso le prime audizioni. Tutti gli operai al lavoro ieri sono stati ascoltati. Sentito anche l’ingegnere della Delabech, ditta dei tre operai romeni rimasti feriti nel crollo.
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