Quindici persone che rischiano di perdere tutto. Perché dal 9 marzo, il giorno del drammatico crollo del cavalcavia 167 sull’A14 tra Ancona sud e Loreto che ha ucciso i coniugi Diomede (leggi l’articolo), la società autostrade ha preventivamente chiuso al traffico pesante anche un altro ponte, a 200 metri di distanza da quello crollato. Isolando di fatto l’impresa del geometra Sandro Baldini. Niente accesso, nessuna viabilità alternativa, significa che i mezzi pesanti e i camion della ditta non possono muoversi e lavorare. Di fatto, è una condanna alla chiusura per l’impresa in via direttissima del Conero che movimenta terra, raccoglie i materiali di cantieri edili e di demolizioni. Mandando a casa i 15 dipendenti dell’azienda di Camerano. “Purtroppo per accedere alla nostra ditta abbiamo un unico accesso e dobbiamo obbligatoriamente attraversare un ponte dell’Autostrada A14. La nostra ditta opera da circa 50 anni e malgrado la crisi che ha colpito l’edilizia, noi abbiamo molto lavoro (negli ultimi 6 mesi abbiamo assunto 2 perone) siamo un totale di 15 dipendenti. L’Autostrada A14 e precisamente la Direzione del settimo tronco Pescara ha vietato l’attraversamento dei nostri mezzi pesanti sul ponte per paura di un eventuale e, secondo noi impossibile, crollo” dichiara Simone Paoletti, denunciando la decisione della società autostrade. “Dobbiamo premettere che noi siamo sicuri che il ponte goda di ottima struttura e comunque basterebbe un semplice collaudo da parte della società Autostrade per l’Italia per fugare ogni dubbio” continua Paoletti. L’impresa si è già rivolta ad un avvocato per ottenere la revoca del divieto di accesso, ma per conoscere la decisione del giudice bisognerà aspettare almeno fine maggio. “Non possiamo aspettare: la ditta è destinata a chiudere” aggiunge Paoletti. I lavoratori sono già pronti alle azioni di protesta, iniziando con un presidio domani pomeriggio davanti all’ingresso della ditta Baldini. “Chiediamo il collaudo del ponte per dimostrare quello che già sappiamo: il ponte è idoneo, come lo è sempre stato, al passaggio dei mezzi che ci permettono di lavorare. Vietare l’accesso vuol dire mettere sul lastrico le persone che ci lavorano e far chiudere la nostra azienda” conclude l’appello dei 15 dipendenti.
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