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Polveriera in affitto a 100 euro,
il Comune spera nell’Università

ANCONA – Dalla riapertura di un anno fa al nuovo abbandono. La programmazione per l’utilizzo è assente. Tanto che il Comune è pronto a concederla ai privati per iniziative spot, per una tariffa di un centinaio di euro. Con lo studentato al Cardeto, si conta nell’aiuto dell’Ateneo. Approvato dal Consiglio l’ordine del giorno per una “cogestione”

L’iniziativa sulla prima guerra mondiale che ha ricevuto circa 8 mila presenze di visitatori lo scorso anno e segnato la riapertura del contenitore

 

di Giampaolo Milzi

Toh, chi si rivede… l’ex Polveriera di Castelfidardo. E si rivede, cioè se ne parla e si decide qualcosa in merito, in Consiglio comunale. Dopo un anno di oblio, ovvero misteriosa e ingiustificata chiusura, l’immobile ottocententesco oggetto di un’encomiabile e costosa opera di ristrutturazione-restauro da parte dell’Amministrazione comunale proprietaria, viene servita su un piatto d’argento all’Università Politecnica delle Marche. C’è scritto chiaro nell’ordine del giorno presentato dalla maggioranza, approvato dal Consiglio comunale (19 sì, 3 astenuti, non hanno votato M5S, Sel e Daniele Berardinelli di Forza Italia): “Il Consiglio comunale impegna la Giunta “ad individuare forme di gestione condivisa anche della Polveriera, in modo da poterne favorire l’apertura e l’utilizzo (…) essendosi peraltro l’Univpm dichiarata interessata ad una collaborazione in tal senso”. Una sorpresa annunciata. Di fatti era già da un po’ – complice il dibattito sull’intenzione dell’Univpm di riconvertire in studentato il suo cronicamente abbandonato ex Deposito derrate alimentari (leggi l’articolo) – che il rettore dell’Univpm, Sauro Longhi, aveva messo gli occhi sulla neo Polveriera, vero gioiello strutturale del Parco. Parlandone in particolare col vicesindaco Pierpaolo Sediari. Un odg, quello approntato e varato ieri in tempi record, che va interpretato. Si rivede la Polveriera, dicevamo. Che si rimaterializza dopo essere stata misteriosamente depennata dall’agenda politica della giunta Mancinelli e dall’assessore alla Cultura, Paolo Marasca, dal maggio 2016. Con l’aggravante che il declassamento ad illustre presenza fantasma era avvenuta, appunto circa un anno fa, al termine dei 12 mesi in cui la Polveriera di Castelfidardo – inaugurata in pompa magna il 23maggio 2015 – era stata teatro ininterrotto delle celebrazioni legate al centenario della prima guerra mondiale. Oltre alla mostra fissa sulla Grande Guerra, una serie di esposizioni, conferenze, rievocazioni storiche, presentazioni di libri e altri eventi che avevano fatto registrare la partecipazione record di circa 8000 persone, molte quelle venute da fuori città. Attratte da un cartellone prestigioso, curato e reso possibile in grandissima parte dal dott. Sergio Sparapani, funzionario del settore Turismo del Comune, in collaborazione con varie associazioni e volontari. Ovvio pensare, visto il notevolissimo successo di pubblico, a una grande manifestazione bis “a grande richiesta” e a breve. Macché. Dal 22 maggio 2016, contro ogni aspettativa, sull’amata Polveriera è calato l’oblio più totale. Un oblio tinto di giallo. Contenitore ininterrottamente e desolatamente vuoto senza uno straccio di spiegazione né ufficiale né ufficiosa da parte dell’amministrazione comunale. Proprio nei giorni scorsi qualcosa di ufficioso ma di realistico era trapelato sulla questione. Un qualcosa confermato dall’odg approvato ieri. La giunta Mancinelli non ha risorse, mezzi, personale, volontà politica per riempire in autonomia di contenuti l’elegante e prezioso contenitore. Né, pare, si sente affatto in dovere di farlo, o di provarci. Quindi, e per fortuna, porte aperte a singoli e associazioni, che si facciano avanti per proporre e gestire iniziative di carattere culturale o sociale. Porte aperte gratis, con tanto di patrocinio comunale, per manifestazioni di elevato rilievo e prestigio. Porte aperte a costi – diciamo così – “politici” (forse appena 100 euro per un giorno) in caso di eventi occasionali e di minor spessore attrattivo. E, da ieri, porte spalancate all’Univpm. Che una volta trasformato l’eco-mostro deposito Derrate in studentato potrà considerare la limitrofa Polveriera una sua dependance di lusso. Ipotesi avvalorata dal fatto che già il progetto gestionale del nuovo residence accademico prevede attività studentesche di tipo scientifico in forte link con la Polveriera. E cosa c’è che non va? Questione di bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto. Nel mezzo vuoto c’è la vocazione genetica dell’impresa neo Polveriera: contenitore sì aperto a contributi ed attività di soggetti esterni, ma anche e soprattutto sede di manifestazioni culturali volute e organizzate direttamente dal Comune proprietario, di alto livello, tipo quello della manifestazione sulla Grande guerra con relativa carica degli 8000 visitatori che fu.

L’ingresso della polveriera, durante l’iniziativa dello scorso anno

Per il resto, gli ulteriori passaggi della mozione approvata ieri in Consiglio comunale, sono una tacita ammissione dell’inadeguatezza dell’amministrazione comunale a farsi carico della gestione strategica di un Parco meraviglioso ma vissuto come un ingombrante fardello, anche e soprattutto per la fino ad ora deficitaria opera di manutenzione del suo straordinario valore botanico: “l’Univpm possiede mezzi agrari”, ricorda il testo approvato dalla maggioranza, quindi ben vengano “forme di accordo e cooperazione per la cura congiunta del Parco del Cardeto, individuando ad esempio, un’area o un sentiero che l’Università possa adottare in termini di cura del verde (intitolandoli, magari, ad uno studioso o a un altro personaggio rappresentativo della città)”. E ciò è nella parte mezza piena del bicchierone Cardeto. Dove resta molto a galleggiare in lista d’attesa per riemergere. Qualche esempio? La riapertura del “Percorso Chayim – Deposito del tempo” per la valorizzazione della memoria ebraica (scandalosamente chiuso dal 2009); la rivitalizzazione dell’area del Vecchio Faro; l’avvio sistematico (e non un paio di volte l’anno) delle visite guidate nelle suggestive gallerie del cinquecentesco Bastione San Paolo o Baluardo del Cassero ai Cappuccini; l’organizzazione di escursioni alle fortificazioni ottocentesche del Cardeto. Infine, ma non per ordine di importanza problematica, le oltre 1700 firme raccolte dal coordinamento Cardeto Libero per scongiurare la creazione di un albergo di lusso, servito da parcheggio e strada d’accesso, nella vastissima quanto degradata area (da privatizzare quindi) dell’ex Convento Cappuccini-Caserma Stamura.

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