Impulsi di radiofrequenza per limitare l’attività del sistema nervoso simpatico nei pazienti che soffrono di forme gravi di ipertensione. Un intervento innovativo nel suo genere frutto della collaborazione del Centro Ipertensione Arteriosa e Malattie Cardiovascolari, diretto dal professor Riccardo Sarzani, con la Radiologia Clinica ed Interventistica guidata dal dottor Enrico Paci. Un’equipe multidisciplinare che ha lavorato in stretta collaborazione per curare un paziente di 50 anni dall’ipertensione grave definita “resistente” alle terapie nonostante una continua e sostenuta cura farmacologica. Il paziente, nei giorni scorsi, è stato sottoposto a un’innovativa procedura endovascolare alle arterie renali passando per l’arteria femorale con un mini catetere a spirale realizzato in materiale high tech, morbido, capace di aderire alle pareti ed emettere radiofrequenze. Impulsi in grado di “bruciare” le terminazioni nervose dell’area in questione, dirette responsabili dell’ipertensione.
Un intervento mini invasivo di poco più di un’ora, durante il quale il paziente è stato sottoposto a una semplice sedazione. L’uomo, a elevato rischio infarto e ictus anche per fattori ereditari, sta bene. È rimasto un giorno in osservazione e poi è stato dimesso. Con il tempo potrebbe anche ridurre se non abbandonare completamente la cura farmacologica. All’Inrca c’è grande soddisfazione. «L’ipertensione arteriosa – spiega in un anotil professor Sarzani direttore della Clinica Medica e Geriatrica – è il primo fattore di rischio di morte a livello globale. Una patologia che nella stragrande maggioranza dei casi si può tenere sotto controllo ma, tuttavia, abbiamo casi che non rispondono alla cura farmacologica. Come in questa situazione». Inrca si occupa ogni mese di 240 pazienti affetti da ipertensione arteriosa. Il Centro Ipertensione è un riferimento nazionale. E il catetere a spirale di ultima generazione è una novità esclusiva.
«Con la precedente tecnica – conferma il dottor Paci – non si era in grado di aderire adeguatamente alle pareti dell’arteria renale. Ora riusciamo a essere più efficaci e selettivi nell’ablazione e a dare una risposta migliore ai pazienti. Prima dell’intervento il paziente viene sottoposto a una Tac che ci consente di avere un quadro chiaro della sua anatomia per poter pianificare al meglio le fasi successive». L’intervento sarà replicato nei prossimi mesi in altri pazienti con la stessa problematica.
Soddisfazione è stata espressa dalla direttrice generale, Maria Capalbo che ha espresso «fiducia e stima in due grandi medici come Sarzani e Paci che hanno saputo lavorare insieme per raggiungere un risultato che dà lustro a tutto l’Istituto. All’Inrca di Ancona siamo sempre alla ricerca di tecniche innovative e di tecnologia all’avanguardia per migliorare la qualità di vita dei pazienti più fragili”. Per l’assessore regionale alla Sanità, Filippo Saltamartini, “l’Inrca è un centro di eccellenza che come Marche ci pregiamo di ospitare e supportare. La ricerca continua, la dedizione dei suoi medici e ricercatori, la sperimentazione di nuove pratiche, tecniche e macchinari innovativi ci porta di volta in volta a nuovi traguardi che hanno, come obiettivo finale, sempre la miglior cura del malato e il miglioramento qualità della vita».
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