di Giampaolo Milzi
A 21 giorni dalla morte di Don Mario Recanatini, e in assenza di notizie dall’Arcidiocesi, la bilancia delle previsioni popolari continua a pendere verso il lato del pessimismo (Leggi l’articolo). Una chiesa, come tante altre più o meno note di Ancona, che si può sfogliare come un libricino d’arte e di storia. Anche per questo, e per il notevole apparato decorativo che la contraddistingue, è importante che San Biagio venga riaperta il prima possibile.
Con il nome di San Biagio e del Suffragio, fu costruita tra il 1745 e il 1748 su progetto di Giovan Battista Urbini, canonico di Santa Maria della Piazza (1697 – 1760), su commissione della confraternita di Santa Maria del Suffragio e di San Biagio, fondata agli inizi del XV secolo da una colonia di profughi Dalmati, gli Schiavoni. La colonia, stabilitasi in città nel 1444, fu allora ospitata presso i Padri Domenicani, e l’oratorio della Confraternita era allora vicino al campanile della Cattedrale di San Ciriaco. All’edificazione della chiesa di San Biagio, consacrata il 14 settembre 1752, partecipò anche il marchese Francesco Trionfi, un nobile anconetano tra i più facoltosi dell’epoca.
La facciata è in cotto a vista, su due ordini, con quattro lesene ciascuno. Al centro si trovano il portone d’ingresso, riquadrato da stipiti bianchi, la soprastante finestra rettangolare e il timpano delineato da una piccola cornice. Sul lato destro è affissa una significativa targa-lapidea in marmo, con su scritta a promessa di “indulgenza plenaria” a chi visiterà la chiesa, su concessione di Papa Pio VI nel 1872.
L’edifico è a pianta rettangolare, ha un’unica navata che termina in un abside a pianta quadrata e coperto con volta a botte lunetta, ed è interrotta da una cappellina laterale con altare dedicato al Cristo Risorto.
Nonostante alcune manomissioni non molto felici, l’altare principale, i quattro laterali e le architetture che scandiscono e decorano le pareti conservano ancora gran parte del fascino originale. Gli stucchi che ornano la zona alta, come i capitelli delle lesene, i festoni nel fregio, la Gloria sopra l’altare maggiore, sono opera di Gioacchino Varlè, scultore anconitano del Settecento. Sempre sull’altare maggiore campeggia la pala che raffigura “San Biagio che intercede per le anime del Purgatorio”, di Domenico Simonetti detto il Magatta, pittore anconitano anche lui del Settecento.
Gli altari laterali presentano altre importanti opere pittoriche: “L’Immacolata” di Bernardino Bini (pure anconetano), la “Madonna con bambino e i Santi Francesco di Paola e Giacomo Maggiore, di Francesco Maria Ciaraffoni (famoso pittore e architetto, Fano 1720 – Ancona 1802), e i Santi Nicola e Sant’Andrea Pescatore (tela proveniente dalla chiesa di Sant’Anastasia, poi Stella Maris) attribuita in modo non certo a Domenico Peruzzini (1602 – post 1671), versatile artista di grande spessore nato a Urbania che lavorò molto ad Ancona e nelle Marche.
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ottimo servizio. speriamo di vederla riaperta