di Agnese Carnevali
Il ministro Graziano Delrio ad Ancona per la firma del protocollo d’intesa sul Lungomare nord, il primo atto del dopo Uscita Ovest. Il titolare delle Infrastrutture e dei Trasporti sarà in città giovedì prossimo (9 febbraio), a Palazzo degli Anziani. Dopo la bocciatura dello stesso Delrio al progetto della Passante dorico lo scorso Natale, si riparte dal via per la progettazione della strada di collegamento porto-autostrada. Fuori i privati, l’opera sarà in mano allo Stato. Dopo vent’anni e oltre di discussioni e progetti falliti, che questa sia la volta buona? Diversi gli interessi coincidenti che, almeno sulla carta, sembrerebbero dare una chance alla nuova ipotesi di collegamento scalo-grande viabilità. Interessi messi nero su bianco nelle otto pagine del documento che sarà siglato giovedì oltre che dal ministro, anche dal presidente della Regione, Luca Ceriscioli, dal sindaco Valeria Mancinelli, da Gianni Vittorio Armani, presidente e amministratore delegato Anas, Rodolfo Giampieri , presidente Autorità di sistema portuale del mare Adriatico centrale e Maurizio Gentile, ad e direttore generale di Rete ferroviaria italiana. Ecco tutti i protagonisti del nuovo progetto.
IL NUOVO TRACCIATO PORTO-AUTOSTRADA
La novità principale? La trasformazione dell’ultimo miglio della statale 16, da costruire, nella futura strada porto-A14, la cui realizzazione sarebbe a carico dell’Anas. Su quale tracciato? Ancora da definire, un paio le soluzioni al vaglio, anche se la più accreditata è quella che prevede la svolta all’altezza del concessionario d’auto Bartoletti dove con una galleria o una strada in trincea di 5-600 metri si arriverebbe a monte della rotatoria di via Esino a Torrette. Costi stimati, circa 80 milioni.
La premessa da cui è partiti, parte integrante del protocollo, la necessità di Ferrovie di spostare di circa 100 metri verso mare i binari. Intervento per il quale Rfi ha già pronti i soldi e che rientra anche nelle misure di protezione della costa della Regione. Da qui l’idea di Comune e Autorità portuale di creare quel lungomare che la città non ha mai avuto, nella zona tra Marina Dorica e Torrette, interrando una superficie di 17 ettari, con l’utilizzo dei fanghi dei dragaggi portuali. Operazione che servirà da un lato a consolidare il piede della frana e dall’altro a trasformare l’intera area in uno smart park urbano, con tanto di pista ciclabile, arredi leggeri e di design e passeggiata sul mare. E non è tutto, lo spostamento della ferrovia consentirebbe di raddoppiare e statalizzare la Flaminia, realizzando due strade separate, una dedicata alla viabilità cittadina verso Torrette, nella zona dove attualmente corrono i binari. L’altra, l’attuale Flaminia, destinata a diventare un percorso dedicato al porto. Da lì l’ingresso all’ultimo miglio della statale 16 all’altezza di Bartoletti. Un piano da altri 50/60 milioni, cofinanziati da Ferrovie (circa 10 milioni), Comune – che si occuperebbe della progettazione e realizzazione del parco – e Autorità portuale. Ultimo tassello, di nuovo in mano all’Anas, il raddoppio della viariante alla statale 16 in direzione Torrette-Falconara in fase di progettazione definitiva. In questo caso di parla di altri 212 milioni.
Ecco ricomposto il puzzle, riassunto nelle 8 pagine del protocollo d’intesa. Tutto sembra incastrarsi alla perfezione, a rigor di logica, ma nella pratica? Quant’è alto il rischio di nuove incompiute? «Quando si parla di grandi opere ci si interroga sempre sulla loro fattibilità, ma in questo caso ragioniamo su fatti concreti», afferma l’assessore al Porto Ida Simonella. Quali? «C’è Rfi che comunque andrà avanti nel suo progetto di messa in sicurezza della ferrovia, tant’è che ha già anche le risorse – risponde Simonella -. Essendo poi tramontata definitivamente la possibilità dell’Uscita Ovest e dunque non essendoci più un’alternativa autostradale al collegamento porto-grande viabilità, ora c’è la disponibilità e l’impegno da parte di Anas e del ministero alla realizzazione di quella rete viaria che oggi è stabilita, tra l’altro, per legge. In questo quadro, – aggiunge ancora – il Comune ha l’obiettivo di creare quel lungomare che la città non ha mai avuto, mettendo così anche in sicurezza l’area di frana. Tutti questi interessi condivisi e coincidenti fanno sì che questa soluzione sia la più realizzabile conosciuta sino ad oggi ed anche la più economica». I tempi? Restano l’incognita.
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