di Agnese Carnevali
(foto e video di Giusy Marinelli)
Centoventi foto. Centoventi storie di umanità. Una vita. Quella di Steve McCurry, fotografo statunitense, oggi 65enne, tra i grandi di tutti i tempi, trascorsa tra l’Afghanista e l’India, la Birmania e le popolazioni dell’Omo Valley in Africa, il Giappone e la Cambogia, alla ricerca dello scatto perfetto. I migliori sono ora esposti, proprio in una sorta di The best of, da oggi (25 febbraio) al prossimo 25 giugno, alla Mole vanvitelliana di Ancona, negli spazi messi a disposizione dal Museo Omero, per la mostra Steve McCurry Icons. Al primo piano, la sala dedicata ai famosi ritratti dell’autore, che ti guardano dritto negli occhi, come la ragazza afghana, sguardo verde avvolto nel rosso, diventata la celebre copertina del National geografic. Al secondo piano le foto più dure, le immagini di guerra e sofferenza, l’11 settembre, tragedia anche personale, e poi la sua produzione più poetica, i paesaggi, i monaci, i templi. Un assaggio della vastissima produzione di McCurry, che non ha smesso di viaggiare e scattare, che conta milioni di foto. Eppure, un racconto completo della sua esistenza, del suo modo di intendere la fotografia e di praticarla.
Nessun ordine tematico né cronologico è stato imposto all’allestimento per «lasciare il visitatore libero di muoversi nello spazio e tra le immagini, lasciandosi guidare dalle sue sensazioni, dal proprio sentire», spiega la curatrice Biba Giacchetti, al fianco di McCurry da anni. Un viaggio ad Angkor in Cambogia la casualità che li ha fatti conoscere. La Mole di Ancona «lo spazio perfetto per esaltare le fotografie di Steve – sottolinea Giacchetti -, perché ogni fotografia ha una certa vita in certi spazi ed un’altra in altri, suscitando diverse installazioni ed un diverso sentire. Sono certa – aggiunge – che qui si sia un terreno fertile e che la mostra avrà un ottimo riscontro di pubblico, già in questi giorni molte sono state le persone che si sono informate, hanno chiesto quando l’esposizione avrebbe aperto».
Il nuovo allestimento, negli spazi del Museo Omero, proposto da Civita Mostre, diretta da Alberto Rossetti, si presenta come un pezzo da novanta nella costruzione dell’immagine della Mole quale polo espositivo e culturale di riferimento regionale. A ricordarlo, l’assessore alla Cultura Paolo Marasca. «Il progetto Mole è iniziato due anni fa. Da quel giorno sono accadute molte cose installazioni, la mostra Ecce homo, ora Icons ed una serie di attività espositive temporanee adeguate a fare della Mole un punto di riferimento del sistema culturale del territorio marchigiano».
Nella prima sala della mostra, i personaggi ritratti affiorano dalle pareti nere in tutta la loro potenza. Visi bambini e rugosi, sguardi, corpi nudi o abbigliati a festa. Volti che sono voci. Testimoni della dignità umana e della storia. Alcuni di loro rappresentano quelle etnie in via di estinzione che McCurry intende cristallizzare nei suoi lavori, frutto a volte di una volontà di documentazione personale, come il suo primo viaggio in Afghanistan, al seguito dei mujaheddin a 27 anni, divenuto poi solo per caso reportage, o commissionati. Dietro a tutti, certamente talento, ma anche tanta determinazione e sacrificio.
«Per ottenere lo scatto che gli interessa Steve è disposto a sacrificarsi totalmente – racconta Giacchetti -. Uno dei primi a passare al digitale, in tempi in cui questa scelta sembrava scandalosa».
Al piano superiore, gli scatti di guerra. I più duri. L’obiettivoo puntato su quello che i conflitti provocano ai civili. La guerra del Golfo, di nuovo l’Afghanistan. Poi l’11 settembre 2001 scoppiato ad un paio di isolati da casa sua a New York. Un vero trauma, superato solo 10 anni più tardi. «Dopo il boato d’istinto ha preso la macchina fotografica ed ha scattato – illustra Giacchetti -, non riuscendo a riguardarle per dieci anni».
E ancora, i terremoti, le inondazioni e poi i paesaggi, le cerimonie religiose, quella dedicata al dio Gamesh, in India, dove ha rischiato la vita, picchiato selvaggiamente e quasi annegato, aggredito da un fedele. Reazione inaspettata, come il pericolo, inatteso, in un luogo all’apparenza innocuo rispetto agli scenari di guerra a cui era abituato.
Ecco. Icons. Quarant’anni di fotografia che regge. L’avventura umana di Steve McCurry.
Steve McCurry Icons. Mole Vanvitelliana. 26 febbraio-25 giugno 2017. Dal martedì alla domenica 10-19. Chiuso il lunedì.
Ingresso 10 euro comprensivo di audioguida.
Ridotto 8,50 per gruppi e possessori del biglietto Ecce homo
Ridotto speciale 4 euro per le scuole ed i minori di 18 anni.
Gratuito per i minori di 6 anni e disabili.
Informazioni www.stevemccurryicons.it
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