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Cardeto in abbandono,
la comunità ebraica avvisa:
“Ci riprendiamo il cimitero”

ANCONA – Il percorso della memoria dedicato alla comunità religiosa è chiuso dal 2011 e l'intera area è dimenticata. Manfredo Coen accusa il Comune: “Gli accordi non sono rispettati, pensiamo di chiedere la restituzione del luogo sacro”. La giunta cerca la collaborazione del Comune di Ferrara

Il Campo degli Ebrei al Cardeto e il presidente della comunità ebraica Manfredo Coen

di Emanuele Garofalo

“Se il Comune non ha le risorse o non ha la volontà per curare il parco del Cardeto possiamo chiedere la restituzione del Campo degli Ebrei. E’ un dispiacere vedere l’area in questo stato”. Manfredo Coen, presidente della comunità ebraica parla chiaro. Perché il Cimitero degli Ebrei e il percorso della memoria Chayim dovevano essere un pregio dell’offerta turistica e culturale di Ancona, un museo a cielo aperto pensato anche per le scuole che avrebbe dovuto far conoscere e diffondere la storia della comunità ebraica anconetana. E invece, incuria e abbandono stanno diventando un’offesa al luogo sacro, oltre ad essere un danno per i visitatori e cittadini. Era questo il progetto che aveva convinto nel 1998 la comunità a cedere a titolo di comodato d’uso gratuito l’area del Campo degli Ebrei: il Comune si sarebbe fatto carico della valorizzazione e della manutenzione, in cambio la comunità avrebbe concesso l’uso dell’area e rinunciato ad ogni eventuale incasso legato al turismo e alle attività culturali. Venti anni dopo, il patto non è rispettato, secondo il presidente della comunità ebraica Manfredo Coen. “Già due anni fa eravamo arrivati a tanto così dal chiedere la restituzione del campo, perché veniva usato come area per i cani” ricorda Coen. E per questo il cimitero ebraico è stato chiuso al pubblico, il cancello sbarrato. Inaccessibile, ma la manutenzione è rimasta la stessa: assente. “Erbacce, decadimento, è un vero dispiacere vedere il parco in questo stato.

Manfredo Coen

Del progetto iniziale ambizioso di realizzare un luogo della memoria e della conoscenza non è rimasto niente, tutto fermo” commenta Coen. Infatti, il percorso Chayim dedicato alla storia della comunità, costato 850 mila euro e inaugurato ben due volte, è chiuso al pubblico addirittura dal 2011 (leggi l’inchiesta). Il contratto di comodato d’uso tra il Comune e la comunità arriverà a scadenza naturale dopo 30 anni, quindi nel 2028, ma la comunità ebraica torna a minacciare il ritiro anticipato della concessione. “Il contratto può essere risolto in anticipo, se gli accordi non sono rispettati – spiega Coen -. E noi ci stiamo pensando: l’area non è custodita, il custode infatti non è stato sostituito, la manutenzione non viene fatta, le visite guidate nemmeno. Se il Comune non può farlo perché non ha le risorse, o non vuole farlo, perché non ha la volontà, allora l’area va restituita”. Domenica ci hanno pensato i volontari del Pungitopo a cercare di riportare un po’ di decoro al verde del parco (leggi l’articolo dell’iniziativa) e Coen è stato lì con loro.

Le lapidi del cimitero ebraico nel percorso della memoria Chayim, chiuso al pubblico dal 2011

Ma quali progetti ha in mente il Comune per il luogo sacro? “Ci era stata presentata una specie di gemellaggio con il Comune di Ferrara per il recupero dei beni culturali ebraici, ma il problema è sempre il recupero delle risorse. Oggi sentiamo discutere dell’albergo all’ex caserma Stamura, ma il discorso è sempre lo stesso: il Comune non ha risorse per intervenire e per questo cercano di far intervenire i fondi privati. Allora, se le cose stanno così, quel contratto di comodato d’uso gratuito del Campo degli Ebrei è inutile, va rivisto” conclude Coen. La giunta da oltre un anno infatti è al lavoro con il Comune di Ferrara, sede del Meis, il Museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah, insieme con l’Unione delle comunità ebraiche italiane, con l’obiettivo ci intercettare i finanziamenti europei per inserire il Cardeto come un luogo di interesse nazionale e internazionale della cultura ebraica. Il primo passo del progetto sarebbe la catalogazione delle sepolture non ancora studiate, oltre il 70% di quelle esistenti. Un altro anno è passato, ma dei finanziamenti ancora nessuna traccia.

 

Faro del Cardeto senza restauro, persi 150 mila euro di fondi europei

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