Un manichino di un operaio appeso a metri di altezza, che pende da un braccio meccanico. E’ il lugubre avviso esposto oggi lungo la strada direttissima del Conero dai 15 dipendenti dell’impresa Sandro Baldini. Perché per loro, la chiusura del cavalcavia sull’A14 che conduce alla sede della ditta, equivale a una condanna a morte. Dopo la tragedia del 9 marzo scorso, quando il cavalcavia 167 tra Ancona sud e Loreto è crollato sull’A14 uccidendo i coniugi Diomede (leggi l’articolo), la società autostrade ha chiuso preventivamente al traffico pesante anche un altro ponte, a poche centinaia di metri di distanza da quello crollato, per paura di nuovi incidenti. Chiusa la via d’accesso obbligata per l’impresa Sandro Baldini di Camerano, la ditta che movimenta terra e tratta materiali edili e inerti. Niente strada, niente lavoro. Si rischia la chiusura e il fallimento. Il titolare si è già rivolto alla magistratura contro il divieto imposto dalla società autostrade, ma la decisione non ci sarà prima di fine maggio. Impossibile aspettare altri due mesi senza lavorare. Oggi sono iniziate come annunciato le iniziative di protesta dei lavoratori. Striscioni esposti e mezzi pesanti in mostra, per lanciare i messaggi di denuncia. “Vogliamo solo il collaudo” recita uno degli slogan dei dipendenti, che sostengono come in realtà il ponte sia in ottima salute, e basterebbe un controllo per verificarlo, consentendo la riapertura ai mezzi pesanti.
A14, ponte chiuso per paura di altri crolli Isolata l’impresa Baldini
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