Migranti, il filosofo Di Martino:
“Quando si smette di accogliere,
l’identità muore”

ANCONA – Secondo incontro alla Loggia dei Mercanti per la mostra organizzata dal circolo Miguel Mañara. Ospiti il docente dell’Università statale di Milano, Stefania Papa (Caritas) e gli operatori del progetto “Ancona, città d’asilo” con le loro testimonianze

Il pubblico alla Loggia dei Mercanti, foto Stefano Sacchettoni

Il tavolo dei relatori

 

 

Seconda tappa nel viaggio organizzato dal centro culturale Miguel Mañara con la mostra “La sfida dell’incontro”, visitabile a Santa Maria della Piazza fino al 14 maggio. Venerdì sera è stata la volta dell’appuntamento alla Loggia dei Mercanti intitolato “L’altro è un bene”. Carla Silenzi del centro culturale ha introdotto i lavori citando Zygmunt Bauman nella sua convinzione che le nostre paure di europei cerchino un capro espiatorio nel flusso dei migranti, e una frase di Juan Carron: “Gli altri non sono un problema, gli altri ci rendono coscienti dei problemi che abbiamo noi”.
Sono poi intervenute Nelj Isai e Maria Rita Venturini del progetto “Ancona, città d’Asilo”, grazie al quale numerosi rifugiati sono accolti nel nostro territorio anconetano, e aiutati con l’insegnamento della lingua italiana, l’orientamento ai servizi sociali, sanitari e culturali, l’integrazione nella comunità sportiva e musicale della città, l’introduzione al mondo del lavoro e ai lavori socialmente utili. Stefania Papa della Caritas diocesana ha presentato poi il progetto “Un rifugiato a casa mia”. Sei ragazzi rifugiati sono ospitati per sei mesi presso famiglie anconetane. “L’accoglienza non è di qualcun altro, non è delle istituzioni o delle strutture, ma la possono vivere tutti. L’accoglienza e la conoscenza non rendono più estranee e diverse le persone che vengono da lontano , ma fanno cadere ogni pregiudizio” ha affermato la Papa che è stata seguita dalla testimonianza di una famiglia che sta accogliendo in casa propria un ventenne rifugiato
Il filosofo dell’Universita’ statale di Milano, Carmine Di Martino, ha infine ripreso le varie testimonianze, descrivendo l’accoglienza come un circolo vitale: ” L’accoglienza ricevuta apre a una accoglienza offerta. In quanto si riceve, si è intenzionati a dare, non si riesce ad accogliere se non si è stati accolti”. Di Martino ha concluso affermando che l’altro, il diverso, chi viene da lontano non è un pericolo, ma è necessario al futuro della nostra identità: “Una identità che non si evolve, muore. Quando si smette di avere a che fare con l’altro, con gli altri, ci si atrofizza, si muore”.

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