di Maria Paola Cancellieri
Da assessore e vice sindaco di Osimo aveva ideato il Premio Apollino d’Oro per meriti sportivi che dopo 15 anni resiste ancora al logorio del tempo. Da imprenditore ha portato il suo mollificio ad intrecciare relazioni internazionali. Non c’è dubbio che Francesco Pirani, osimano di 52 anni, sia sempre stato un vulcano di creatività, ma anche una persona con i piedi per terra, a cui piace superare i confini per crescere, sia pure in condizioni difficili e in fasi di grandi cambiamenti. Per certi aspetti il suo stile personale ha sempre trasceso le mode. E forse anche per questo ha deciso di dare concretezza a un’idea tra le più antiche e presenti nell’immaginario collettivo occidentale: quella del viaggio a piedi, del pellegrinaggio che ti porta, dopo aver raggiunto la meta, a ritrovare te stesso, a cambiare. In ultima istanza, il viaggio come metafora della vita. Così il 1 maggio è partito da Lourdes solo con uno zaino in spalla, ed entro la fine del mese arriverà a Santiago de Compostela. Un mese sabbatico, lontano da impegni di lavoro, affari, tecnologia e rumore del quotidiano. Trenta giorni di solitudine.
Francesco, perchè ha deciso di affrontare questa esperienza e che cosa si aspetta? Voleva fare i conti solo con se stesso oppure è stato ispirato da un afflato mistico, da una crisi religiosa….
“Sicuramente c’è una componente spirituale. In questo momento della mia vita ho necessità di sciogliere alcuni nodi e di far affiorare idee ed emozioni delle quali ho bisogno. Camminare per 10 ore al giorno è come un mantra, Ti isoli, stacchi con tutto e cominci a pensare. Per tante ore e per tanti giorni. Poi c’è anche la componente sfida, non con gli altri ma con me stesso, per comprendere se ostacoli e paure antiche hanno ancora residenza dentro di me oppure no”.
E’ la prima volta che si ‘butta’ in un’avventura simile?
“Si, negli ultimi due anni mi era venuto in mente diverse volte ma adesso è il momento giusto: ho deciso e sono partito in pochissimo tempo”
Da dove e quando è partito e a che ‘tappa’ è già arrivato?
“Sono partito da Lourdes il 1 maggio per il cammino piemontese che mi ha portato a Saint Jean Pied du Port da dove inizia ufficialmente il cammino francese in direzione di Santiago de Compostela. Non ho tappe fissate, decido giorno per giorno. Oggi (ieri per chi legge, ndr) sono ad Ages in Castilla ed ho percorso 490 km. Sono quasi a metà del percorso”.
Quali sono i pro e contro di questi viaggio… nell’anima?
“I pro me li aspettavo e ci sono tutti. Ad esempio il grande senso di libertà, incontri con persone particolari, paesaggi bellissimi, molte idee che vengono in superficie. Inoltre, e non ultimo, per vedere che giorno è, oggi sono dovuto andare a guardare il calendario… Sembrerò esagerato ma non c’è stato finora nessun ‘contro’. Non mi è spuntata nemmeno una vescica ai piedi”.
In quanti giorni stima di arrivare a visitare la tomba di San Giacomo di Galizia?
“In realtà arriverò a Puntafaro, oltre Finsterme, e dovrebbero essere in totale quasi 1100 chilometri. Penso di arrivre a Santiago de Compostela in un paio di settimane e poi, altri 3-4 giorni per arrivare sull’oceano”.
E’ vero che sta camminando da solo?
“Sì, pur rispettando tutti coloro che lo fanno in compagnia. Penso che il cammino si debba fare da soli”.
In questi primi giorni che cosa ha già imparato?
“Non si impara nulla di ciò che non si sappia in questo e in tutti i cammini. Si diventa però più consapevoli e più determinati. Ci si adatta a vivere con il contenuto di uno zaino, a dividere gli spazi con gli altri. Io, ad esempio, ho scelto di dormire negli ostelli che si incontrano nel percorso. Forse due cose s è costretti ad imparare: ascoltare il proprio corpo per capire che cosa puoi fargli fare, e questo è facile. E poi ascoltare la propria anima sulle tante cose che ha da dirti. Questo è più difficile”
A chi consiglierebbe di fare questa esperienza?
“Ai figli l’ho già consigliato, ad alcuni amici anche. Fondamentalmente la consiglierei a tutti coloro che hanno desiderio di trascorrere il tempo necessario di un lungo e bellissimo cammino in compagnia di se stessi”.
Cambierà qualcosa quando tornerà ad Osimo?
“Direi proprio di sì. Non è grazie o a causa del ‘cammino’ che mi piace pensare a questo mese come ai pochi secondi che il tuffatore si prende prima del tuffo in vasca. Non è certo in quel breve tempo che si inventa il tuffo, ma quei secondi sono indispensabili per trovare il massimo della concentrazione ed eseguire un esercizio provato, riprovato e pensato in tanti allenamenti. Come mi è già successo altre volte, mi sento alla vigilia di scelte importanti per il mio lavoro e per la mia vita. Questo periodo mi servirà per trovare la giusta spinta ed energia per quello che ho in mente di fare. E spero che sia un tuffo da medaglia!”
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