di Agnese Carnevali
Tornare a comunicare in famiglia ed ascoltare i giovani. Sono gli unici antidoti al disagio delle nuove generazioni che poi sfocia in fenomeni di autolesionismo, fino a spingere all’atto estremo, alimentati dal web. Ad affermarlo la psicologa Gloria Trapanese, già da tempo impegnata nello studio e nel contrasto del cyberbullismo.
Assistiamo all’avanzare del fenomeno del cosiddetto Blue Whale, si può parlare di emergenza?
«Per il momento no, ma temo che i casi possano moltiplicarsi».
Cosa spinge i ragazzi a navigare su siti che incitano all’autolesionismo e a seguirne i dettami?
«L’autolesionismo è un grido di aiuto che i ragazzi mandano nella società attuale nella quale non si comunica più e nella quale non sono più ascoltati. I ragazzi non si sentono compresi, in famiglia come a scuola, questo determina un disagio crescente che li porta, potremmo dire, ad alzare sempre più la voce fino ad arrivare a farsi del male. Dobbiamo sempre tenere presente che si parla di una fase evolutiva dell’individuo molto delicata, nella quale la personalità non è ancora ben formata e lo sviluppo cognitivo non è completo, nella quale è facile cadere nel fascino dell’emulazione. Si ha scarsa percezione anche delle ricadute sul futuro che certi atti possono avere e d’altra parte l’accesso a questi nuovi canali di comunicazione potentissimi è molto facile».
Quali sono i comportamenti del ragazzo che devono accendere un campanello d’allarme nei genitori?
«Più che aspettare un campanello d’allarme è fondamentale dare sempre attenzione ai propri figli. Da un lato non sminuire le loro percezioni, le loro emozioni, i loro disagi. Ascoltarli e dialogare. Dall’altro non liquidare certi comportamenti come “delle ragazzate”. I ragazzi devono sentirsi esistenti, parte integrante del nucleo familiare. Un altro consiglio per i genitori è quello di conoscere essi stessi le nuove tecnologie. E soprattutto vietato vietare. Negare l’accesso alle tecnologie digitali non solo è praticamente impossibile, ma finirebbe solo per creare un soggetto ancor più isolato e che cercherà comunque ogni strada per eludere il divieto».
Come difendere i propri figli dalla Rete?
«L’unica possibilità è prevenire. Non solo attraverso le azioni che dicevo prima, quindi la presenza attenta dei genitori nella vita dei propri figli, ma anche attraverso un’educazione all’uso consapevole e responsabile delle nuove tecnologie, alla conoscenza dei rischi che si possono correre utilizzandoli in modo inappropriato. Questo sin da piccolissimi, non lasciandoli soli davanti a pc, tablet e smartphone, ma affiancandoli sempre».
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