di Federica Serfilippi
Rimarrà agli arresti domiciliari Giovanni Barca, il maresciallo dei carabinieri ammanettato in flagranza di reato lo scorso giovedì con l’accusa di millantato credito. Così ha deciso il gip Carlo Cimini che questa mattina ha convalidato l’arresto dopo aver ascoltato alcune dichiarazioni rilasciate dal sottufficiale, ex comandante della stazione delle Brecce Bianche e ora impiegato alla Presidenza del Consiglio, a Roma. Le affermazioni rilasciate dal militare, assistito dagli avvocati Giuseppe Cutrona e Gianni Marasca, non avrebbero spinto il giudice a optare per una misura cautelare diversa dai domiciliari, condizione in cui Barca si trova dal giorno dell’arresto operato dai colleghi della caserma comandata per anni. «Ripongo fiducia nella giustizia» ha fatto sapere il maresciallo per conto dei suoi legali. Per ora, preferiscono non sbilanciarsi sulla vicenda: «È una questione delicata e complessa. Serve fare chiarezza» hanno detto i difensori. In effetti, l’inchiesta, partita da una denuncia sporta da un imprenditore a cui Barca – secondo l’accusa – avrebbe promesso di raddrizzare un processo con una tangente del valore di 2 mila euro, è caratterizzata da molti punti oscuri. L’indagine sarebbe iniziata un mese fa, pochi giorni dopo la notizia della richiesta del rinvio a giudizio da parte della procura nei confronti di 8 persone finite al centro di un procedimento apertosi per presunti appalti truccati all’Asur riguardanti lavori edili. Nel mirino della magistratura sono finiti funzionari pubblici e imprenditori, per cui l’udienza preliminare si terrà il prossimo 18 luglio. Proprio l’ex titolare di una ditta, ora fallita, sarebbe venuto in contatto con Barca, suo amico. «Sai, non sono tranquillo per l’andamento del processo» gli avrebbe detto. «Stai tranquillo, conosco i magistrati, te lo aggiusto io» sarebbe stato il senso della risposta del maresciallo, secondo quanto emerso dalle indagini, svolte con il massimo riserbo. Il favore sarebbe costato all’imprenditore 2 mila euro. Con la presunta richiesta di soldi, ancora tutta da verificare, sarebbe scattata la denuncia. Di lì, l’avvio dell’iter investigativo, terminato lo scorso giovedì con l’arresto del carabiniere.
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