Resta un nobile fantasma edilizio, avviato ad un futuro oscuro e precario, che riguarda anche le opere d’arte e architettura di cui si fregia. Fumata grigia, se non nera – ovvero delle stesse tonalità figlie dello smog che ne mortificano le eleganti facciate – la Casa del Mutilato, che nonostante tantissimi anni di abbandono si erge ancora al civico 9 di corso Stamira a ricordare la memoria storica, calpestata, della “bella Ancona”. E’ un po’ questa la sostanza della risposta dell’assessore regionale al Patrimonio, Fabrizio Cesetti, all’interrogazione in merito presentata dal consigliere regionale del M5Stelle Gianni Maggi. Una risposta lunga, ma a tratti equivoca – quella letta in aula consiliare da Cesetti il 30 giugno scorso – tranne certamente su un punto: l’imponente e pregevole l’edificio (tre piani più un seminterrato) di proprietà della Regione, sede del Consiglio e della Biblioteca regionali fino al 2007 (poi trasferitisi all’ex Palazzo delle Ferrovie in piazza Cavour) “è e resta destinato alla vendita e, per tale motivo sono esclusi lavori di manutenzione straordinaria e/o di valorizzazione, in quanto gli stessi determinerebbero un ingiustificabile onere finanziario a carico dell’amministrazione regionale piuttosto che dell’acquirente”. Alla faccia dell’accorato appello lanciato intorno alla metà del maggio scorso dal neonato Comitato civico, affinché la Regione rinunciasse a vendere a privati l’immobile, ristrutturandolo completamente, magari fruendo di fondi europei, e destinandolo ad associazioni che operano per la tutela della memoria storica locale e nazionale. Alla ristrutturazione e alle valorizzazione ci penserà l’acquirente, parola di Cesetti. Già, l’acquirente. Eventualità “che non sembra affatto da escludersi perché in passato ci fu una risposta a un bando di gara di un soggetto interessato (ma, ndr.) la vendita non si perfezionò a causa della mancata regolarizzazione edilizia”, sempre secondo la risposta dell’assessore all’interrogazione. Lecito chiedersi, tuttavia, dopo anni, che fine abbia fatto quell’interesse. Ben tre, infatti, le aste andate deserte, sebbene con prezzo base al ribasso: nel 2006 per 2.826.000 euro, nel 2010 e nel 2011 per 2.420.000. Già decisa la quarta, con un ulteriore ribasso del 15%. Si farà una volta andato in porto, appunto, l’iter per la regolarizzazione edilizia (Cila in sanatoria) “per cui è stata depositata domanda in Comune (dopo un sopralluogo e rilievi tecnici, ndr.) e si attende risposta”, ha sottolineato Cesetti, aggiungendo che, ricevuta la risposta, si dovrà attendere anche “l’autorizzazione della Soprintendenza, entro il termine di 120 giorni”.
In realtà Cesetti lascia uno spiraglio molto stretto – vedremo – aperto all’sos del Comitato civico, coordinato dall’avvocato Angelo Gattafoni, composto da membri delle associazioni Mutilati e invalidi di guerra, Mazziniana, Città Futura, dell’Istituto Gramsci e da semplici, ma autorevoli cittadini, per lo più professionisti. “Non dispero di poter proporre l’assegnazione di questo bene a qualche istituzione pubblica o a qualche associazione di rilevanza pubblica. Penso agli Archivi storici delle Marche. – si legge nella risposta dell’assessore all’interrogazione – Però ci deve essere una pre-condizione: è evidente che anche sulla base di disposizioni legislative regionali, noi (la Regione, ndr.) non possiamo farci carico della ristrutturazione”. Che tipo di assegnazione?, gli abbiamo chiesto a nome di Cronache Ancona: “Magari un comodato d’uso gratuito, per finalità pubbliche”. Spiraglio stretto, dicevamo, se non pro forma. Per la ristrutturazione occorrono milioni, soldi che il Comitato certo non ha, né corrono tempi di istituzioni pubbliche in vena di filantropia.
Equivoca, e per certi versi poco chiara, la risposta di Cesetti. Anche per quanto riguarda l’interesse storico-architettonico della Casa del Mutilato – con relativi vincoli e obblighi di tutela – dichiarato dalla Soprintendenza di Ancona con decreto nel 2004. Nonostante la situazione di estremo degrado esterno ed interno in cui versa (deterioramento degli infissi, marcite le finiture lignee, sporcizia diffusa, scritte in vernice spray) il palazzo – realizzato nel 1937 su progetto in stile “neoclassico-fascista-littorio” dell’architetto anconetano Eugenio Petetti – conserva opere di altissimo valore. Ovvero l’Arengario, cioè la stupenda balconata, forgiata dallo scultore anconetano Mentore Maltoni, che si protende oltraggiata dalla fuliggine dalla facciata principale, costellata quest’ultima di fregi, stemmi ed ornamenti corrosi anch’essi dall’inquinamento da traffico veicolare; la statua della Vittoria Alata, frutto dell’estro di un altro celebre scultore anconetano, Sanzio Blasi. Non a caso del Comitato fanno parte la sua promotrice, Alessandra Maltoni, nipote di Mentore, oltre che le nipoti di Blasi, Laura e Lucia. Fino a due anni fa, sul candido marmo di Carrara della statua della Vittoria ci pioveva l’acqua che s’infiltrava da un buco del tetto. Tra il 2015 e il 2016 la Regione ha speso la cifra (udite, udite!) di ben 40mila euro, piccoli interventi per sistemare la copertura del tetto e mettere in sicurezza le mura perimetrali dell’edificio. Peraltro eseguiti su ordine e dopo due solleciti della Soprintendenza, e dopo una raffica di esposti della Maltoni. Futuri interventi? Solo manutenzione ordinaria, d’accordo con la Soprintendenza, fa capire Cesetti. Ma va ricordato che due anni fa l’assessore aveva invece promesso un’opera risanativa completa e straordinaria. Contraddizioni? Beh, un po’ di confusione senz’altro.
Senza contare altri due capitoletti che ora si elevano al ruolo di gialli: nell’autunno 2016 Fabio Sturani, responsabile della segreteria del presidente della Regione, Ceriscioli, aveva assicurato il trasferimento della statua della Vittoria nell’atrio del Palazzo della Regione (ex FS) di Piazza Cavour, salvo poi, ottenuta l’autorizzazione della Soprintendenza, “congelare” l’operazione salvataggio-valorizzazione dell’opera “per pensarci su”; all’interno del Palazzo del Mutilato esiste anche un bell’altorilievo raffigurante San Sebastiano (lo prova la foto, scattata pochi anni fa, che pubblichiamo), peccato che durante l’ultimo sopralluogo compiuto dalla Regione, presente Sturani, non se n’è trovata traccia, perché probabilmente celato da una postuma intercapedine. E la Soprintendenza vuol sapere che fine abbia fatto.
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