Le prime analisi, svolte su nuovi campioni di acqua potabile prelevati dal serbatoio ‘inquinato’ da enterococchi, avrebbero già dato valori rientranti nei limiti di legge, e se il referto ufficiale lo confermerà, tra domani sera e venerdì mattina potrebbe essere ritirata l’ordinanza di divieto sull’uso alimentare dell’acqua. Le analisi dello scorso 5 settembre, quelle che hanno fatto suonare il campanello d’allarme (leggi l’articolo), indicavano una concentrazione dei batteri che risiedono nell’intestino umano nel numero di 10 U.f.c./100 ml (punto di rete OS3 via Po). Ora dovranno essere le analisi ufficiali dell’Arpam a convalidare il risultati e quindi a sciogliere le riserve del sindaco Simone Pugnaloni che dovrà firmare un nuovo documento per autorizzare i consumi dell’acqua potabile.
Innegabile il disagio apportato alla popolazione residente (quasi mille abitanti) che da ieri sera ha dovuto approvvigionarsi di acqua dalle tre autocisterne sistemate ad Astea in via Arno, via dei Tigli e via Po’. In giornata dovrebbe aggiungersi una nuova cisterna in via Ticino per approvvigionare il panificio ‘Fior di Grano’. “Stamattina abbiamo tamponato l’emergenza preparando pane e dolci senz’acqua, ma abbiamo potuto farlo perché gli ingredienti dei nostri prodotti da forno, anche dolciari, sono al 99% composti da farina, uova, latte e burro – spiega Giorgio, uno dei titolari del panificio – All’Astea però abbiamo chiesto una cisterna perché l’acqua serve anche per pulire. Ci hanno garantito che la sistemeranno vicino al nostro forno”. Per il resto famiglie e i bar della frazione osimana si sono organizzati al meglio. Il centralino del numero verde Astea (800 01 25 26) è diventato rovente per rispondere a tutte le perplessità degli utenti sul provvedimento restrittivo e sulle conseguenze per la salute. Per fortuna i disagi non hanno coinvolto scuole e asili perchè le lezioni inizieranno il 14 settembre. La consigliera di minoranza Maria Grazia Mariani (gruppo misto) stamattina ha chiesto la convocazione di un consiglio di quartiere urgente per informare i cittadini sulla vicenda e per fugare ogni dubbio.
“Il silenzio dell’Amministrazione comunale di fronte un problema è disarmante e in qualità di consigliere comunale stamattina ho chiamato il dottor Giostra, direttore del Servizio d’Igiene degli Alimenti e della Nutrizione dell’Asur, che mi ha rassicurato di aver preso già iniziative per risolvere il problema e si augura che al più presto (forse già da venerdì) la situazione possa tornare nella normalità – fa sapere la capogruppo del Gruppo Misto – Mi ha riferito che tali batteri se ingeriti con l’acqua possono provocare un danno alla salute del consumatore senza specificare però se è pericolosa solo per l’uomo o anche per gli animali. Comunque è possibile farsi la doccia purchè si faccia attenzione a non ingerire acqua ma è sconsigliata in caso di ferite. E’ ovviamente vietato lavarsi i denti come pure lavare verdure da mangiare crude (insalata, pomodori o frutta in genere). E se si fa bollire? Non è detto che il battere possa morire”. La Mariani ricorda che “come ha puntualizzato il dott. Giostra, ci troviamo di fronte ad un evidente segnale di inquinamento fecale. Rimane il dubbio se la contaminazione ha coinvolto anche i pozzi dei privati. A questo osservazione Giostra ha precisanto che la Provincia (ora la competenza è della Regione Marche) ha una mappatura dei pozzi, con ciò ravvisando competenze a carico di altri enti pubblici”.
I PRECEDENTI – Non è la prima volta che in città si manifesta questo genere di emergenza idrica. A febbraio 2013 i residenti di via Molino Mensa e traverse, ad esempio, avevano chiesto con insistenza all’Asur di analizzare l’acqua per il sapore di cloro che si percepiva ma dall’attività di costante e periodica campionatura dell’acqua potabile della zona interessata, dei relativi pozzi di attingimento e pubbliche condutture non erano emersi valori oltre la soglia di tolleranza legale. Nei mesi successivi, a giugno del 2013, la presenza di concentrazioni di ‘Metolaclhor’ un erbicida utilizzato in agricoltura, in un pozzo di captazione di Via Cagiata, aveva invece imposto all’allora sindaco Simoncini di vietare, con ordinanza, l’utilizzo dell’acqua, ad uso domestico e alimentare umano a scopo potabile e igienico. Il liquido dei rubinetti era diventato out in tutta la frazione di Campocavallo, in via Corta di Recanati, via Colle Amato, via Giuggioli, via Cagiata e via Enzo Ferrari. Per facilitare l’approvvigionamento idrico della frazione erano arrivate tre autobotti e l’istituto di zooprofilassi dell’Asur aveva raccomandato cautela anche nell’abbeveraggio del bestiame. Dopo 3 giorni l’ordinanza era stata revocata.
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