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Fiumi di droga dalla Campania,
i carabinieri arrestano i boss
della Vallesina

L'OPERAZIONE – Sette arresti, in manette due gruppi di trafficanti e spacciatori tra napoletani, catanesi e un anconetano di Ostra, con contatti anche con il clan Elia della Camorra. Un viaggio alla settimana per portare sulla piazza locale una media di quattro chili di hashish e mezzo chilo di cocaina al mese

Il comandante del nucleo operativo dei carabinieri della compagnia di Ancona Americo Di Pirro illustra i risultati dell’operazione antidroga

I panetti di hashish sequestrati dai carabinieri a marzo 2016 durante l’operazione Damasco. Lo stesso stupefacente, marchiato con il numero “5” è stato ritrovato in possesso della banda

 

Dopo l’arresto dei fratelli palermitani Fontana con base a Cupramontana nell’operazione Damasco del marzo 2016, napoletani e catanesi erano diventati i nuovi boss della droga della Vallesina. Un viaggio alla settimana ogni fine settimana con auto a noleggio per portare sulla piazza dello spaccio locale una media di quattro chili di hashish e mezzo chilo di cocaina al mese, direttamente da Napoli. Un traffico definitivamente stroncato nella notte dai carabinieri al termine di complesse e lunghe indagini per ricostruire l’intero cartello di trafficanti e spacciatori al dettaglio. Sette complessivamente gli arrestati, di cui tre colti in flagranza di reato, mentre altri quattro erano già finiti in carcere nella precedente operazione antidroga e sono stati raggiunti dai provvedimenti di custodia cautelare. A tutti viene contestato il reato di spaccio in concorso continuato. Secondo le indagini condotte dal nucleo operativo dei carabinieri della compagnia di Ancona diretti dal comandante Americo Di Pirro e coordinate dal pm Mariangela Farneti, il gruppo di trafficanti era in affari già dal 2014, con la precedente “gestione” dei palermitani. Alle 5 di questa mattina è scattata l’operazione, con 50 militari impegnati, insieme con l’ausilio delle unità cinofile, tra le province di Ancona, Napoli, Catania e Macerata, in particolare nei comuni di Montelupone e Cingoli, per dare esecuzione agli arresti e ai provvedimenti restrittivi disposti dal Gip di Ancona e per compiere otto perquisizioni domiciliari nei confronti di altri indagati a vario titolo coinvolti nelle indagini. Con l’operazione di oggi, il cerchio si chiude.

Il colonnello Di Pirro ricorda i prcedenti arresti del gruppo campano del 2016, legato ai due fratelli palermitani residenti a Cupramontana

“Abbiamo arginato in maniera consistente l’attività di spaccio nella Vallesina da parte di soggetti di notevole spessore criminale” commenta il colonnello Di Pirro, certo di aver messo a segno un colpo grosso nella lotta allo smercio della droga. Due i gruppi attivi che si erano spartiti il territorio, a volte collaborando nell’acquisto delle partite di stupefacente. Il primo gruppo detto dei catanesi, operativi principalmente tra Maiolati Spontini, Rosora, Castelplanio e Monte Roberto, formato dai fratelli M. N. di 42 anni e P. A. N. di 25 anni e dal loro nipote A. S. di 27 anni. Il secondo gruppo dei campani, attivi soprattutto a Jesi, formato da S.C. di 30 anni, G. S. di 29 anni e G.M. di 30 anni, originari di Napoli, ma da tempo residenti a Jesi. Infine, è stato arrestato anche il compratore marchigiano della droga: S.C. di 39 anni di Ostra. Sarebbe stato lui il terminale locale del traffico. L’uomo si sarebbe rifornito dai fratelli Fontana, poi, smantellata la coppia dei palermitani nella operazione Damasco del 2016, il 39enne di Ostra si sarebbe rivolto ai nuovi trafficanti. La precedente operazione antidroga aveva messo in risalto il ruolo di primo piano del napoletano L. P., arrestato sempre dal carabinieri del nucleo investigativo della compagnia di Ancona nel novembre del 2016 durante un viaggio come corriere. Il napoletano, oggi detenuto nel carcere di Montacuto, è stato raggiunto a gennaio 2017 anche da una misura cautelare nell’ambito di una vasta operazione antidroga a Napoli mirata a smantellare il clan camorristico Elia. Le indagini dei carabinieri di Ancona sono state lunghe e complesse per la compattezza del gruppo e per gli stratagemmi impiegati: sequestrate schede telefoniche intestate a stranieri, con i cellulari utilizzati come “citofoni”, ovvero per parlare solo tra i componenti della banda per cercare di eludere le intercettazioni, ed esclusivamente in linguaggio cifrato. “Andiamo a pranzo fuori” oppure “ci prendiamo un caffè” diventavano perciò il segnale per dare il via alle consegne delle partite. Per i pagamenti e far circolare il denaro, i trafficanti utilizzavano carte PostePay, intestate a codici fiscali di persone estranee allo spaccio. Nelle perquisizioni di oggi infatti sono state trovate diverse tessere sanitarie, forse rubate o semplicemente smarrite dai proprietari, utilizzate per falsificare i dati di registrazione delle carte di debito prepagate. L’affare era di centinaia di migliaia di euro all’anno: al dettaglio ogni grammo di hashish veniva rivenduto a 10 euro, di cui 2 finivano ai trafficanti, e ogni grammo di cocaina veniva ceduto a 90 euro, di cui una quota di 50 euro era il guadagno dei fornitori campani e catanesi.

(E. Ga.)

(Servizio aggiornato alle 15)

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