«Ero sul cavalcavia quando ho sentito le urla dei colleghi che si trovavano su un ponteggio. Ho visto il ponte ruotare sotto i miei piedi e poi sono caduto. Un volo di 7 metri». È il racconto di Dumitru Scopet, uno dei tre operai romeni rimasti feriti nel crollo del troncone del ponte 167 dell’A14. L’ex dipendente del Gruppo Nori Srl (nel frattempo si è licenziato) questa mattina è stato ascoltato dal pm Irene Bilotta e dal gip Antonella Marrone nell’ambito dell’incidente probatorio chiesto dalla procura. Assieme a Scopet hanno testimoniato anche gli altri due operai, dipendenti della Delabech, una delle quattro ditte iscritte nel registro degli indagati. Il giorno del collasso, Emil Oprea e Fanel Ilie erano su un ponteggio istallato qualche metro sotto il cavalcavia: «È stata una fortuna, perché se fossimo stati sul ponte il crollo dì ci avrebbe schiacciato» hanno detto. «Non sappiamo neanche noi cosa possa essere accaduto. Io ancora mi sogno quello che è successo» ha affermato uno prima di entrare in aula. Il collega: «Io per un mese non ho dormito». I tre avevano subito dei traumi alla testa e contusioni in varie parti del corpo, curate in primo luogo dal pronto soccorso di Osimo e di Torrette. Lesioni da cui ancora oggi non si sono del tutto ripresi. Oltre al dolore fisico, c’è quello psicologico. L’incidente probatorio è durato circa 4 ore. A sottoporre gli operai a una serie di domande è stato il pm Irene Bilotta, circondato dai legali dei 42 indagati. I quesiti si sono concentrati sui lavori svolti quel maledetto 9 marzo, dall’ordine del giorno all’interno del cantiere fino alla stato delle operazioni al momento del crollo del troncone centrale, piombato in mezzo alla carreggiata dove stavano passando i coniugi Diomede. Da quanto è stato possibile apprendere, le versioni dei 3 operai non avrebbero collimato su una domanda: quando il ponte è crollato, le operazioni compiute dai lavoratori erano concluse? L’udienza è stata aggiornata al 9 gennaio, quando saranno le difese a interrogare gli stranieri.
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Beh… Ok, le lagne l’abbiamo scritte.
Mò quanto lo rialzano ‘sto benedetto ponte?