Presunti errori nel calcolo della tassa rifiuti da parte dei Comuni, le associazioni dei consumatori Adiconsum e Adoc invitano i cittadini a preparare i documenti per chiedere i rimborsi. Il capogruppo di Forza Italia del Comune di Ancona Daniele Berardinelli rincara le critiche alla giunta e anticipa che l’opposizione sta mettendo in piedi un pool di commercialisti a disposizione degli anconetani per chiedere la restituzione delle parti non dovute della tassa. Mentre la giunta Mancinelli domani, martedì 14 settembre, tornerà sul caso Tari con una conferenza stampa, dopo che l’assessore alle finanze Fabio Fiorillo nei giorni scorsi ha già sostenuto la legittimità del tributo imposto dal Comune di Ancona. A far scoppiare la polemica sulla tassa rifiuti è stato il sottosegretario all’Economia Baretta, sostenendo che alcuni Comuni, tra cui Ancona, avrebbero calcolato in modo errato la tassa, facendo pagare più del dovuto i proprietari di pertinenze come garage e cantine. Mentre città come Osimo e Senigallia precisano di non rientrare nel caso indicato da Baretta, Ancona sostiene la legittimità delle sue scelte. Le associazioni dei consumatori si preparano ai ricorsi per chiedere i rimborsi. “La quota variabile della Tari, come precisato dal sottosegretario Baretta, va applicata una sola volta per ogni utenza tenendo conto della superficie totale dell’abitazione e a prescindere dal numero di pertinenze – scrivono in una nota congiunta Adiconsum Marche e Adoc Marche -. In realtà molti Comuni hanno applicato la quota variabile sia all’abitazione che alle pertinenze, determinando così un pagamento gonfiato da parte dei contribuenti. Tuttavia non tutti i Comuni sono coinvolti; è dunque necessario in primo luogo capire quali sono i comuni marchigiani interessati dal calcolo errato della Tari, ed in tal senso Adiconsum Marche e Adoc Marche si stanno muovendo per reperire le necessarie e preliminari informazioni. Fermo restando che si auspica una soluzione unitaria a livello nazionale – concludono le associazioni – si ricorda che in assenza occorrerà presentare richiesta di rimborso al proprio Comune o all’ente deputato alla riscossione per gli importi versati negli ultimi 5 anni. Se non si riceve risposta o in caso di risposta negativa è possibile presentare ricorso nei 60 giorni successivi alla Commissione Tributaria Provinciale. Adiconsum e Adoc intendono comunque rassicurare l’utenza, in quanto stante il termine dei 5 anni al momento non sussiste una condizione di “urgenza”. Si invitano comunque tutti i cittadini coinvolti a reperire la documentazione relativa alla propria utenza Tari (avvisi di pagamento dal 2014 in avanti), e a rivolgersi presso le proprie sedi per ulteriori informazioni”. Una polemica che si abbatte proprio nei giorni in cui va in scadenza il pagamento del tassa del 2017: entro il 16 novembre va pagato il bollettino F24 inviato a casa dal Comune per il saldo della seconda rata.
Caso Tari, Beradinelli: “Il Comune deve farsi carico dell’errore di calcolo”
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Rimborsi ok, ma qui c’è un problema: dal momento che l’obbligo della conservazione esiste per le ricevute di pagamento ma non per le comunicazioni con cui i pagamenti venivano richiesti. Nel senso che si possono avere le quietanza F24 ma non la lettera originale con i calcoli e le cifre in dettaglio mandata dal comune, e poiché le somme richieste in più sono riscontrabili nei dettagli non c’è modo di sapre quanto richiedere per il rimborso. A questo punto il cittadino che deve fare, si attacca? Una amministrazione onesta di fronte a questo “ERRORE” si attiverebbe per rimborsare i cittadini senza creargli ulteriori disagi, ma ho l’impressione che manchi la volontà di questa amministrazione di agire in questo modo, a testimonianza della assoluta malafede con cui la legge sulla tari é stata interpretata dai comuni a danno dei cittadini. Comuni se non siete in malafede attivatevi a tutela degli interessi dei cittadini che rappresentate.