di Agnese Carnevali
È un clima gelido quello che soffia stamattina davanti ai cancelli di Isa Yacht nel giorno più triste che il cantiere abbia vissuto dal giorno della sua nascita. Il rosso vivo delle bandiere di Fiom e Cgil agitato dal freddo vento è smorzato dalla banda nera. Mentre una pioggia di garofani rossi cade sul piazzale dello stabilimento. È un giorno di lutto. Per Alam Magbaul. Per il lavoro. Lacrime e rabbia per ricordare l’operaio bengalese di 41 anni morto pochi giorni fa, dopo aver lottato per settimane. Ventiquattro giorni fa era precipitato per 10 metri per il cedimento di un’impalcatura sulla quale era salito per lavorare ad uno scafo, e che ha trascinato con sé altri quattro lavoratori, feriti ma non in pericolo di vita. Forse la rottura di un morsetto ad aver causato il collasso del ponteggio. Una tragedia annunciata per la Fiom, che da tempo chiedeva la verifica delle condizioni di lavoro all’interno dei capannoni Isa e che dalle 10,30 di questa mattina ha presidiato i cancelli dello stabilimento per rendere omaggio a Magbaul e per urlare “Mai più” morti come quella di Alam. “Hai lasciato la tua vita per un lavoro senza diritto alla sicurezza e alla dignità” recita lo striscione della Fiom. Lunedì la salma di Alam sarà rimpatriata in Bangladesh dove ad attenderla ci sarà la moglie – che non è riuscita ad ottenere in tempo i visti per arrivare in Italia prima della morte del marito – la figlia di 5 anni, i genitori. Un ritorno a casa di quelli che non si sperano mai.
Dentro al cantiere si lavora. Nessuno dei 50 addetti, colleghi di Alam si è fatto vedere al sit-in fuori dall’azienda che, però, in segno di rispetto e cordoglio ha comunicato che avrebbe fermato le linee produttive per un’ora oggi, dalle 16 alle 17. «L’iniziativa di oggi − afferma Tiziano Beldomenico, segretario provinciale Fiom Ancona − ha almeno ottenuto questo risultato: Palumbo dopo 24 giorni si è reso conto che c’è stato un incidente mortale sul lavoro all’interno del suo cantiere e non può fare finta di nulla. Purtroppo questo è il cantiere del mistero, nessuno sa cosa avviene là dentro, fino a quando non accadono fatti gravi come questo. I lavoratori hanno paura, vivono nel terrore di perdere il lavoro e non riescono a tirare fuori il loro orgoglio. All’interno c’è un delegato per la sicurezza, ma è stata nominato dall’azienda e non dai lavoratori».
Non trova scusanti per i colleghi di Alam, Giuseppe Ciarrocchi, segretario regionale Fiom Marche, le lacrime di rabbia che si mescolano a quelle di dolore. «È una vergogna. Ho iniziato a seguire il cantiere 21 anni fa, quando ancora era la cooperativa Tommasi, ho visto sorgere la Isa di Rodriguez e la cosa che oggi mi fa male e mi fa rabbia è assistere ad una simile regressione della coscienza dei lavoratori che stanno dentro questo cantiere. Abbiamo affrontato insieme cambi di proprietà, crisi, cassa integrazione. Abbiamo lottato soprattutto l’ultimo periodo per evitare il fallimento e dare al cantiere una prospettiva. Ma non ci siamo battuti un anno e mezzo per farlo diventare una zona franca dai diritti, dal rispetto del lavoro e da tutto quello che ha sempre caratterizzato il cantiere: dignità dei lavoratori e sicurezza. Tutto questo è andato perso trasformando Isa in un reame di paura e silenzio ed i lavoratori in sudditi. Se ci sono responsabilità dell’azienda nella morte di Alam − prosegue Ciarrocchi − non sta a me dirlo né dimostrarlo, ma c’è una responsabilità collettiva dei lavoratori che anche di fronte ad un morto e quattro feriti non hanno il coraggio di uscire. Questa non è la morte del sindacato, ma del lavoro».
E a quanti tornano a chiedergli se, col senno di poi, non si sia mai pentito di aver rifiutato la proposta di Alberto Rossi, l’ad della Frittelli Maritime che aveva avanzato la proposta di acquisizione del cantiere prima di Palumbo senza trovare però l’accordo con i sindacati sugli esuberi, Ciarrocchi risponde: «Rifarei quello che abbiamo fatto, perché all’epoca, sulla carta, non c’era alternativa migliore per i lavoratori che quella di Palumbo, il problema è che chiuso l’accordo nulla di quelle che erano le intenzioni manifestate da Palumbo si sono realizzate».
Accolta la proposta del capogruppo Sel-Ancona Bene Comune Francesco Rubini e superati i battibecchi di ieri, il Consiglio comunale di Ancona, che si stava svolgendo in contemporanea con il presidio, è stato interrotto simbolicamente per 10 minuti, dopo il minuto di silenzio osservato dall’aula in memoria di Alam Magbual, ed una rappresentanza di Giunta ed assemblea ha raggiunto il picchetto: il vice sindaco Pierpaolo Sediari, il presidente del Consiglio Simone Pelosi, il capogruppo del Pd, Loredana Pistelli, il consigliere 5 Stelle Francesco Prosperi, i consiglieri Sel-Abc, Rubini e Stefano Crispiani. «La presenza della nostra delegazione vuole testimoniare la vicinanza delle istituzioni ai lavoratori ed alla famiglia dell’operaio morto − ha affermato Pelosi −. Quello che è accaduto ci dice che non bisogna mai abbassare la guardia sui temi della sicurezza sul lavoro. Per questo con i capigruppo abbiamo assunto l’impegno di fare un ulteriore momento di riflessione sul tema nelle prossime settimane riflettere nelle prossime settimane per sensibilizzare l’opinione pubblica». «Nonostante si denunci e si lavori ogni giorno per combattere le morti bianche abbiamo purtroppo la dimostrazione che non è ancora abbastanza quello che si fa» le parole del vice sindaco Sediari. Parole rotte dalla commozione quelle di Maruf, amico di Alam. «Voglio solo dire che siamo lavoratori e non animali. Domenica alle 11 chi vorrà potrà dare l’ultimo saluto ad Alam, lunedì poi lo accompagnerò a casa. C’è una famiglia distrutto che lo aspetta, non riesco a dire di più».
Morto uno dei cinque operai caduti da un’impalcatura dei cantieri Isa
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati