Un perito per vagliare la pista dell’avvelenamento di cui potrebbe essere rimasta vittima la pittrice Renata Rapposelli. L’incarico per analizzare i reperti prelevati durante gli accertamenti autoptici sul cadavere della donna verranno analizzati da Giampietro Frison, il direttore del Laboratorio di tossicologia forense dell’Ulss 3 Serenissima di Mestre, già consulente di diverse procure italiane. Il conferimento dell’incarico all’esperto è avvenuto questa mattina in procura. Il perito avrà a disposizione 45 giorni di tempo per stabilire se nei tessuti prelevati dal corpo di Renata possano esserci rimaste tracce di medicinali ingeriti il 9 ottobre, giorno della scomparsa della donna e presumibilmente della sua morte. Ma soprattutto dovrà stabilire se un’eventuale presenza di farmaci possa combaciare con il principio attivo contenuto nelle medicine catalogate a casa di Simone e Giuseppe Santoleri, figlio e marito della pittrice. Non è infatti escluso che Reny possa essere stata stordita con un sovradosaggio di ansiolitici, magari gli stessi che da tempo assume Pino, ancora ricoverato in una struttura ospedaliera di Ascoli Piceno dopo aver ingerito un mix di tranquillanti e barbiturici due settimane fa. Domani mattina è previsto un duplice accertamento per chiarire l’inchiesta aperta dal pm Andrea Laurino per concorso in omicidio e occultamento di cadavere. Alle 10, a Giulianova, un maggiore del Ris ispezionerà e preleverà campioni dall’auto dei Santoleri. Poi, gli inquirenti si sposteranno a Tolentino, nel punto esatto dove il 10 novembre è stato trovato il corpo senza vita di Reny.
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