di Sara Bonfili
Il punto nascita di Fabriano è in deroga alla legge regionale che vuole che si chiudano i punti nascita sotto i 1000 parti annuali. Dal 2016 si è dato un accordo con Ospedali Riuniti di Torrette per rilanciare Fabriano come punto nevralgico dell’entroterra. Nel 2017 sono stati 330 i parti, al di sotto della “soglia di sicurezza” consentita per tener aperto il punto nascita, ma in linea con la media regionale, secondo quanto ha dichiarato la direttrice dell’Unità Operativa Semplice di Ostetricia dott.ssa Marta Mazzarini, ricordando come il Profili fosse stato messo a dura prova dal terremoto che aveva reso inagibili 4.500 metri quadrati di ospedale. Il reparto di Ostetricia e Ginecologia del Profili rischia infatti il declassamento da “unità operativa complessa” a “dipartimentale di ginecologia”. L’ospedale è ripartito, con la nomina di due primari: Behrouz Azizi (Urologia) dal 1 ottobre, Andrea Pennacchi (Otorinolaringoiatria) dal primo gennaio 2018 e oltre all’avvio del concorso per il nuovo primario di Pronto Soccorso e di Medicina. La situazione resta comunque delicata, come ci spiegano Katia Silvestrini, responsabile del “Coordinamento cittadino salvaguardia del punto nascita e per l’ospedale Profili” e il dottor Vinicio Arteconi, ginecologo dell’ospedale di Fabriano, ora in pensione da circa un anno. Katia Silvestrini ha iniziato la battaglia con un comitato cittadino qualche anno fa che si è poi ingrandito. Ormai il Coordinamento ha due anni. Hanno proposto diverse iniziative con la Regione Marche, con le amministrazioni e in modo autonomo. Per i responsabili del reparto «Una divisione di grande qualità, qui si respira aria di casa». «Il Punto nascita di Fabriano avrebbe dovuto chiudere, con la collaborazione di Francesco Comi, segretario regionale del Pd, siamo arrivati a poter far instaurare il percorso dell’Area funzionale omogenea integrata (Afoi). Significa che l’ospedale che non arriva i 500 parti annuali (il cosiddetto indice di sicurezza), può sottoscrivere una convenzione con un ospedale più grande che supera la soglia dei 500 parti, nel nostro caso Ospedali Riuniti di Torrette. Il personale interagisce tra i vari nosocomi per due anni». L’Afoi però sembra uno strumento utile ma dall’efficienza delicatissima: basta infatti una defezione per renderlo inapplicabile. Ancora la Silvestrini: «L’Afoi attualmente si interrompe perché le assunzioni che dispone l’ospedale Profili non sono permanenti. I nuovi primari sono “facenti funzioni”, ad esempio, si fanno i bandi a tempo determinato. A lungo non è stato disponibile il parto indolore perché non c’era l’anestesista, ora lo è di nuovo e possiamo di nuovo disporre della sala per il parto in acqua», ci spiega la Silvestrini. «Manca un’ostetrica in maternità che non è stata sostituita, quindi l’Afoi è bloccata perché non basta il personale. Se avessero provveduto a mettere al bando incarichi annuali, sarebbe stato più allettante per i professionisti».
Il dott. Vinicio Arteconi spiega: «Siamo in deroga grazie alla legge regionale proposta qando era presidente della regione Gian Mario Spacca e confermata da Luca Ceriscioli, che prevedeva tre criteri per il mantenimento del punto nascita: 1000 parti annuali, il servizio di rianimazione, il turno del personale h24. Ora sono previsti 500 parti annuali, che sono sempre molti, se pensiamo che nel mondo occidentale, Giappone compreso, le nascite sono calate e mancano le politiche famigliari e sul lavoro. Un problema far figli per i giovani che hanno il 34 % di disoccupazione”. L’Afoi è delicata perché con il personale ridotto all’osso non può bastare, anche se il direttore del dipartimento materno infantile dell’Area Vasta cerca di sopperire tappando i buchi, spostando il personale quando serve da un ospedale all’altro”. “Cercheremo come gruppo politico e lavorando fianco a fianco con il Comitato, di interloquire con la Regione per modificare la legge e il piano sanitario – conferma il dottor Arteconi. “Se consideriamo i 1000 parti l’anno, restano in piedi solo i punti nascita di Macerata e Ancona. Nell’area interna delle Marche, gli ospedale di Urbino e Ascoli Piceno, agli estremi della regione. Di certo, un ospedale intermedio nel territorio montano come quello di Fabriano serve alle Marche, e si possono fare tanti accordi anche con la vicina regione Umbria”, propone Vinicio Arteconi. Anche Katia Silvestrini è concorde con il dottore sull’importanza strategica di Fabriano. Le chiediamo: come si salva il punto nascita? «Noi puntiamo a far rispettare le promesse del Dottor Marini il quale ha garantito che a fronte dell’ospedale unico regionale rimarranno due ospedali come punti di riferimento delle zone montane, Fabriano e Urbino».
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