L’associazione Penelope intende costituirsi parte civile per i futuri processi che si apriranno per gli omicidi di Renata Rapposelli, la pittrice trovata morta lo scorso novembre a Tolentino, e della 18enne Pamela Mastropietro, uccisa, fatta a pezzi e messa in due valigie. La decisione della onlus che si occupa di persone scomparse e dell’assistenza psicologica e legale delle famiglie delle vittime è stata presa pochi giorni fa. L’avvocato Marco Vannini seguirà l’inchiesta sulla morte della 18enne (sono 4 i nigeriani indagati, di cui 3 reclusi a Montacuto), mentre il legale Federica Guarrella è stata scelta per il procedimento sull’omicidio della pittrice teatina.
In quest’ultimo caso, sono il figlio maggiore e l’ex marito (Simone e Giuseppe Santoleri) gli indagati a piede libero per concorso in omicidio volontario e occultamento di cadavere, trovato sulle sponde del fiume Chienti un mese dopo la denuncia di scomparsa, sporta da un amico della pittrice a fine ottobre. Il pm Andrea Laurino non ha ancora chiuso le indagini e chiesto alcuna misura cautelare per i due sospettati, entrambi residenti a Giulianova. “Perchè costituirsi parte civile in un futuro processo? Per dare voce alle vittime – afferma la presidente di Penelope Marche Giorgia Isidori -. Vogliamo dare dignità a una persona che non può più difendersi. Nel caso di Pamela, è disumano quello che le è stato fatto. La sua morte è assurda e si poteva evitare. Non è bastato ucciderla ma gli assassini hanno anche dovuto farla a pezzi. Vogliamo una pena esemplare”. Su Renata, la cui salma è bloccata da tre mesi all’obitorio di Macerata a disposizione dell’autorità giudiziaria: “Di solito, assistiamo i familiari delle vittime, ma in questo caso corrispondono agli indagati. Al processo faremo la nostra parte, altrimenti chi tutelerà Renata?”
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