di Giampaolo Milzi
(foto Giusy Marinelli)
Non c’è una data certa, ma ci sono i soldi e quindi saranno adeguatamente protetti da una nuova estesa tettoria e quindi anche maggiormente valorizzati i cosiddetti “resti del porto Traianeo”. Il sito archeologico, che si estende all’interno e a margine dell’area più storica dello scalo dorico – dalla parte finale di lungomare Vanvitelli fino al primo tratto di via Giovanni XXIII, ad una quota più bassa, – sarà munito di un impianto di copertura volto a sostituire quello esistente, ridotta ormai ad un colabrodo. La sezione Archeologia della Soprintendenza unica della Marche, grazie ad uno stanziamento di circa 800mila euro, è già avanti con la definizione del piano economico parte del progetto preliminare per la nuova opera (i funzionari stanno ultimando i conteggi per quantificare l’esatta entità della spesa) e che presto si passerà alla fase di redazione del progetto esecutivo. Secondo le previsioni della Soprintendenza, all’inizio dell’estate, ultimato il progetto preliminare, si dovrebbe passare velocemente alla definizione di quello esecutivo-definitivo. E se non ci saranno intoppi, a settembre si potrebbe procedere all’appalto per la nuova tettoia e quindi all’avvio dei lavori.
La nuova tettoia sarà molto più bella, elegante, imponente e funzionale di quella originaria. Sarà realizzata in materiale sintetico tipo plexiglas, ma più resistente alle intemperie (vento, pioggia, corrosione) e sorretta da una rete verticale e orizzontale di pali in acciaio. Prevista anche un’accurata pulizia di tutta la zona archeologica, disposta su più strati, con opere edilizie risalenti ad un periodo che va dalla prima realizzazione del porto romano del II sec. a.C. fino al VI secolo d.C. Non è escluso che una volta completato questo intervento, la Soprintendenza valuterà la possibilità di installare nel sito una seconda passerella, interna allo stesso, tale da consentire ai visitatori un percorso “full immersion” tra i reperti.
La nuova copertura, attesa da anni, sostituirà la struttura realizzata dopo il completamento degli scavi (1998-2001) e ormai ridotta ad una intelaiatura di tubi del tipo “innocenti” che via via, a causa di crolli, ha perduto gran parte delle lastre trasparenti sovrastanti i reperti. L’impatto visivo attualmente riservato ai visitatori, tra i quali i turisti, che percorrono la lunga passerella con ringhiera che delimita la zona verso il lato mare (e su questo lato, in un tratto, si affaccia sul retro della medievale Casa del Capitano e della palestra dell’Istituto Nautico) è a dir poco desolante: uno scheletrico apparato di ferraglia arrugginita, con le bimillenarie vestigia in pietra oltraggiate da erbacce, sporcizia e, in alcuni punti, da rifiuti.
Questo il contesto che oggi contorna il sito archeologico il cui fiore all’occhiello sono gli ambienti rettangolari (alcuni voltati con ingressi ad arco) con il lato maggiore perpendicolare alla linea di costa, di epoca tardo repubblicana ed augustea, costruiti con grandi blocchi di arenaria i primi, in laterizio con volta a botte i secondi,
adibiti alla costruzione e riparazione delle navi, visibili nella parte più bassa. Tra questi sono collocati alcuni magazzini soppalcati di epoca traianea (II sec. d.C.). Qui la tecnica edilizia è l’elegante “opus mixtum”, ovvero laterizio più reticolato. Sulla parte superiore, i resti di edifici amministrativi di età imperiale e bizantina. Gran parte di questi ambienti, disposti in serie l’uno accanto all’altro, furono ristrutturati e ampliati nel corso del generale intervento di ricostruzione e potenziamento di tutta l’area del porto romano voluta dall’imperatore Traiano. All’ingresso della passerella, nel lato rivolto verso la città, è visibile un tratto della cinta muraria a protezione del porto costruita nel II sec. a.C., quando Ancona divenne base della flotta romana per il pattugliamento dell’Adriatico durante le guerre illiriche, e la città fu dotata appunto di una cerchia muraria, della quale ampi tratti in blocchi di arenaria sono stati messi in luce proprio nell’area del Lungomare Vanvitelli.
Ora il progetto della Soprintendenza per dare nuova luce all’area. Rispetto ai finanziamenti necessari, 500mila euro sono già stati individuati nel bilancio della Soprintendenza per questo intervento strutturale. Almeno altri 300mila verranno attinti dal fondo complessivo di 3milioni e 200mila euro stanziato dal Mibact per attuare il “Parco culturale”, un progetto – da attuare per lotti – comprensivo di interventi di cantiere riguardanti anche gli altri siti archeologici del centro storico anconetano.
(I particolari storici dell’articolo sono tratti da una conferenza tenuta dall’archeologa anconetana Stefania Sebastiani)
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