Per le nuove generazioni Ancona resta sostanzialmente fedele alla sua tradizione storica di Porta d’Oriente e, oramai da almeno un trentennio, Porta sui vari “sud del mondo”. Difficile che passino e trovino radici fertili razzismo e xenofobia. Ma da questa porta aperta entrano e prosperano tendenze d’intolleranza e rigetto nei confronti dei migranti. E’ un po’ questo il succo, a dir la verità composito, variegato e contraddittorio, dell’inchiesta-sondaggio realizzata dal free press a stampa Urlo/mensile di resistenza giovanile, pubblicata sull’ultimo numero in distribuzione. I risultati sono stati presentati nella redazione del giornale (in corso Amendola 61) dal direttore responsabile Giampaolo Milzi e da due sue collaboratrici, la studentessa universitaria Irene Coltrinari e la Liceale dell’artistico “Mannucci” Alessia Pasqualini. Al test – in dieci domande a risposta secca (sì o no) – sono stati sottoposti 100 giovani di età compresa fra i 18 e i 35 anni residenti o abitanti in città, incontrati in luoghi pubblici o aperti al pubblico caratterizzati da una frequentazione eterogenea (il centro commerciale Auchan, alcune facoltà universitarie, il pub Donegal in via Simeoni, i quartieri Piano e Adriatico, per citare alcuni esempi) per cogliere nella maniera più oggettiva e statisticamente rilevante il modo di percepire la consistente presenza di stranieri nel capoluogo marchigiano.
Chiaro il risultato dello “screening” riguardo a certi luoghi comuni: solo 9 dei “sondati” prova di solito fastidio, diffidenza o paura, quando gli capita di interagire o di avere contatti con un cittadino originario di Paesi esteri, per lo più Africa, Est Europa, Estremo Oriente; falso per 93 intervistati che i migranti abbiano in qualche modo rubato, o possano rubare il posto di lavoro agli anconetani di cittadinanza italiana; appena 12 i soggetti che hanno avallato una delle “fake news” più oltraggiose e scientificamente infondate (domanda 3), scrivendo sulle schede che sì, i cittadini stranieri presenti ad Ancona possono trasmettere più degli italiani malattie contagiose.
Puntualizzati questi punti di vista su certi “si dice”, ecco tuttavia le contraddizioni, l’altra faccia dello specchio percettivo. Intolleranza, appunto, pulsioni di rigetto per chi è arrivato da oltre confine nella Dorica, per i 35 giovani che ritengono che sia da sanzionare e/o in qualche modo da reprimere la frequente presenza, in questo caso soprattutto di nordafricani o africani in genere che chiedono l’elemosina piazzandosi all’uscita dei supermercati. Un fenomeno da contrastare, attenzione, anche se gli stessi ricevono qualche spicciolo in cambio di un aiuto a signore anziane o a clienti con problemi fisici per spingere il loro carrello della spesa e/o per caricare in auto i prodotti acquistati (come recita il quesito 4). Tra i 65 che la pensano in modo diverso, una studentessa universitaria, che annota a margine del questionario che “per evitare che si riducano ad elemosinare, bisognerebbe aiutarli a trovare un lavoro dignitoso”.
Inatteso, e secondo il direttore di Urlo, il giornalista professionista Milzi, “discriminatorio, sia per l’aspetto delle fonti primarie del diritto nazionale, sia per quello etico”, il bilancio del responso all’l’interrogativo 6, “particolarmente “divisivo, visto che è così sentito il problema della ricerca di un alloggio a prezzi contenuti”: per 42 soggetti sottoposti al test, il regolamento della lista di assegnazione di abitazioni popolari del Comune va cambiato; ai residenti italiani vanno riconosciuti un punteggio maggiore e la precedenza rispetto ai residenti stranieri. “Siamo di fronte ad una immotivata pulsione discriminatoria – hanno aggiunto Irene Coltrinari e Alessia Pasqualini – poiché gli stranieri inseriti in graduatoria hanno il permesso di soggiorno e sono in regola per presentare la domanda, accompagnata da certificazione relative a parametri come l’Isee (Indicatori di situazione economica equivalente), i redditi familiari molto bassi, il numero elevato di figli a carico. “Alcuni, a margine della scheda-test, hanno appuntato o evidenziato verbalmente che ad una persona “anconetana” andrebbe riconosciuta una precedenza per la casa concessa da Erap (Ente regionale per l’abitazione pubblica nelle Marche)/Comune proprio perché nata in città o da molti più anni di uno straniero residente in città”, hanno detto ancora Cotrinari e Pasqualini.
“Sorprendente e meritevole di inquietanti riflessioni”, hanno osservato Milzi e le sue giovani collaboratrici, quello che emerge dalle risposte a due quesiti non relativi alla personale percezione del consolidato fenomeno migratorio, ma che possiamo definire “di testimonianza”: ben 43 “sondati” hanno barrato la casella sì in quanto hanno assistito ad atti di intolleranza verso gli stranieri, appunto, (insulti, violenza verbale e/o fisica) all’interno degli autobus circolanti nel territorio urbano e dintorni (domanda 8); e lo stesso hanno fatto in 22 presenti in occasioni in cui quei medesimi atti si sono verificati in luoghi pubblici o privati (domanda 9); in entrambi i casi – va sottolineato – anche se le vittime non avevano tenuto atteggiamenti o comportamenti scorretti.
Passando al tema della sicurezza e a come questa problematica venga “vissuta” – come quella dell’occupazione assurta a livello di tormentone nel dibattito politico/mediatico e in generale nelle conversazioni di ogni giorno fra gente più o meno comune – non poteva non lasciare traccia nelle risposte: per 28 giovani interpellati (domanda 2) la città è più turbata da atti criminosi addebitabili ad immigrati, in particolare nel quartiere Piano San Lazzaro (9 risposte), dove la loro percentuale di presenza è maggiore.
Il che, osservando i dati ufficiali forniti dal Ministero della Giustizia, se può essere fondato per ciò che concerne la microcriminalità (reati come furti, scippi, piccolo spaccio di droga, risse), non lo è – rispetto alla realtà – per illeciti penali quali corruzione, concussione, falso in bilancio, episodi di violenza particolarmente gravi.
Per il resto, accettazione delle esigenze di integrazione, multietnicità e in qualche modo multiculturalità, fin dal mondo dell’istruzione, come denotano le risposte alla domanda 5: solo in 13 ritengono che sia ingiusto che nelle scuole di Ancona esistono classi miste, con alunni/studenti italiani e stranieri e in molti casi con numero elevato dei secondi. Tra questi un 19enne universitario, il quale scrive che le regole in vigore sulle classi miste vanno assolutamente cambiate perché vecchie in relazione ad un tessuto sociale profondamente mutato”, e un lavoratore, secondo il quale “il numero di alunni italiani e stranieri deve essere sempre equilibrato in modo da favorire una corretta integrazione per non rallentare il corretto svolgimento dei programmi e delle lezioni (in tal caso forse andrebbero aumentati gli insegnanti di sostegno per gli stranieri, ndr.)”.
Infine, le dimensioni di un certo rigurgito di razzismo presente e crescente in Italia (domanda 10): tale rigurgito, che spesso si traduce in alti di violenza e/o intimidazione nei confronti dei migranti, per ben 87 giovani esiste ed è in qualche modo alimentato dalla ideologia razzista di partiti politici.
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E’ giusto aprire gli occhi, gli unici che avrebbero il sacrosanto diritto di asilo e magari pure di rifarsi una vita nel nostro Paese sono i Siriani.
La stragrandissima parte dei restanti, nella migliore delle ipotesi, sono dei parassati.