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Spese facili in Regione, pagano in tre:
condannati Capponi,
Marangoni e Brini

ANCONA - Il gruppetto, l'ultimo a essere giudicato dal tribunale, è stato condannato a due anni e due mesi di reclusione per il reato di peculato. La sentenza in tarda mattinata dopo quasi due ore di camere di consiglio

Capponi, Brini e Marangoni

 

Spese facili, condannati tre ex consiglieri regionali: il civitanovese Ottavio Brini, il sindaco di Treia Franco Capponi e il recanatese Enzo Marangoni, tutti e tre passati a Forza Italia (Capponi e Brini erano stati eletti in quota Pdl, Marangoni con la Lega Nord). La sentenza per gli ex consiglieri della Regione è arrivata in tarda mattina dopo la camera di consiglio del collegio penale. Tutti e tre gli ex consiglieri regionali sono stati condannati a due anni e due mesi. Più alte le richieste della procura, rappresentata in aula dal pm Ruggiero Dicuonzo: per Marangoni e Capponi erano stati chiesti tre anni e mezzo, per Brini – che è stato assolto da un solo capo d’accusa relativo a un acquisto fatto in un negozio di Porto Recanati – tre anni. Il verdetto di quest’oggi rappresenta l’ultimo tassello dell’inchiesta iniziata dagli inquirenti nel 2014 e che aveva portato sotto accusa 66 persone, tra ex consiglieri, ex collaboratori e ex addetti ai gruppi delle legislature nominate tra il 2008 e il 2012. Dal gup, in 55 erano stati prosciolti. Cinque, che avevano deciso di procedere con l’abbreviato, erano stati assolti, tra cui l’ex governatore Spacca, Comi e Bugaro. Sei erano stati rinviati a giudizio. Per il primo trio – Francesco Massi Gentiloni Silveri (ex capogruppo Pdl), Massimo Di Furia (ex addetto al Gruppo Pdl) e Cesare Procaccini (ex capogruppo Pdci) – è arrivata l’assoluzione in dibattimento. Per il secondo, che ha beneficiato della sospensione del procedimento per i comuni e i cittadini colpiti dal sisma, è stata decisa la condanna. Una sorpresa, quasi una beffa visto l’esito degli altri giudizi. A vario titolo, ai tre imputati, la procura contestava soldi spesi per regali, pacchi natalizi ed elargizione ad enti di beneficenza. In totale, sotto accusa erano finiti poco più di 10 mila euro che, secondo la magistratura, non sarebbero serviti per pagare attività legate a fini istituzionali. Il collegio ha anche decretato la confisca di parte delle somme contestate ai tre imputati. Il verdetto arriva in un momento topico di un’inchiesta che sembrava essersi arenata in un nulla di fatto con una sequela di proscioglimenti e assoluzioni. La svolta è avvenuta lo scorso gennaio, quando la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso presentato dalla procura contro i 55 proscioglimenti decretati dal gup Francesca Zagoreo. In 54 (dal procedimento è uscito Andrea Filippini, ex collaboratore segreteria Idv) rischiano di dover affrontare un’altra udienza preliminare. Il fascicolo preso in carico dai giudici di Roma non è ancora tornato al tribunale dorico. Intanto, però, c’è una nuova data che sigillerà un’inchiesta che sembra essere infinita: il 10 settembre in appello approderanno i cinque assolti con l’abbreviato. Si siederanno sul banco degli imputati per la seconda volta l’ex governatore Gian Mario Spacca, l’attuale segretario del Pd Francesco Comi l’ex vicepresidente dell’Assemblea legislativa Giacomo Bugaro (Fi), l’ex capogruppo di Sel Massimo Binci e l’ex addetto al gruppo Pd in consiglio regionale Oscar Roberto Ricci. Erano stati tutti assolti perchè il fatto non sussiste. A impugnare la sentenza, la procura dorica.

(servizio aggiornato alle 19.18)

 

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