Omicidio di Cupramontana, rito abbreviato per il 26enne macedone Besart Imeri, accusato di aver ucciso il figlioletto Hamid lo scorso 4 gennaio. L’istanza è stata depositata qualche giorno fa dall’avvocato difensore Raffaele Sebastianelli che ha chiesto di subordinare il rito alternativo alla produzione di una perizia psichiatrica già in mano al giudice. La relazione tracciata da un medico di parte ha fatto emergere l’incapacità di intendere e di volere dell’imputato, da sei mesi recluso a Montacuto con l’accusa di omicidio volontario aggravato dal legame di parentela con la vittima. L’uomo, subito dopo il delitto, aveva parlato di una forza sovrannaturale che si era impossessato di lui e che lo aveva spinto a uccidere il figlioletto di 5 anni. Nei mesi prima dell tragedia, Besart – che aveva perso il lavoro da operaio – aveva avuto qualche colloquio con gli psichiatri dell’ospedale di Jesi. Sua moglie Sevime era incinta al settimo mese. Ha dato alla luce il secondogenito quando ormai il marito era in carcere da un paio di mesi. L’omicidio era avvenuto nel sedile posteriore dell’auto di Besart, parcheggiata davanti casa della famiglia Imeri, in via Bonanni. Stando ai riscontri dell’autopsia, l’imputato ha compresso una mano sul naso del figlio e un’altra sulla bocca, facendolo morire per asfissia.
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