facebook rss

Caso Hiv, acquisite le cartelle cliniche
dell’ex compagna morta di Claudio Pinti

ANCONA - Ieri sera, ospite della trasmissione Chi L'ha Visto, il capo della squadra mobile di Ancona, ha ipotizzato che se fosse provato che la donna è stata contagiata dal 35enne, l’attuale accusa di lesioni dolose gravissime potrebbe essere aggravata da quella di omicidio volontario

Carlo Pinto, il capo della Squadra Mobile di Ancona

Claudio Pinti in una foto mostrata da Chi L’ha visto?

 

Claudio Pinti resta in carcere mentre l‘indagine della Procura di Ancona prosegue per per risalire ad altri possibili partner contagiati dal 35enne, che 9 anni fa aveva contratto il virus dell’Hiv. Grazie alla linea telefonica messa a disposizione dalla Questura di Ancona almeno cinque relazioni  sono già state individuate delle 228 vantate dall’ex autotrasportatore. L’analista forense Luca Russo sta lavorando per risalire ad altri contatti ma la posizione giudiziaria dell’indagato potrebbe aggravarsi dopo l’analisi delle cartelle cliniche dell’ex compagna dell’uomo, morta a 34 anni nel giugno del 2017. Di questo ha parlato ieri sera a ‘Chi l’ha visto’, la trasmissione di Rai 3, Carlo Pinto, il dirigente della squadra mobile di Ancona, incaricata di svolgere le indagini sul delicato caso.

Una delle chat dove il 35enne si era iscritto con un nickname mostrato dal programma di Rai Tre

Finora dal quadro investigativo è emerso che l’uomo ha intrattenuto rapporti non protetti con donne sposate, con uomini e transessuali attraverso incontri casuali o cercati tramite chat o siti erotici ai quali si era iscritto con diversi nickname. Tante persone inconsapevoli potrebbero, insomma, aver contratto il virus. Oggi l’accusa per il 35enne è quella di lesioni dolose gravissime, per aver trasmesso il virus alla sua ultima fidanzata che nello scorso mese di marzo ha cominciato a percepire strani sintomi. Il 4 maggio scorso, dopo i messaggi ricevuti da conoscente, la donna aveva scoperto la verità. Si era sottoposta alle analisi e dopo la terribile conferma di essere stata contagiata, non aveva più voluto vedere l’uomo e lo aveva denunciato. Lui ha però sempre negato e minimizzato sul suo stato di salute, fino ad arrivare a negare l’esistenza stessa del virus Hiv, ha ricordato in trasmissione il capo della Squadra Mobile, tornando ad invitare a farsi avanti chiunque abbia avuto contatti con il 35enne.

Ora l’attività d’indagine si sta concentrando nella ricerca di altri mezzi di prova, anche sulla vicenda dell’ex compagna dell’uomo deceduta nel 2017 e con la quale l’autotrasportatore aveva convissuto 8 anni. Se fosse provato che la donna è stata contagiata da Pinti, l’attuale accusa potrebbe essere aggravata da quella di omicidio volontario. Dopo l’acquisizione delle cartelle cliniche della donna nelle strutture sanitarie, la Procura affiderà una consulenza medico legale per far luce su questo decesso.

Untore dell’Hiv, Pinti resta in carcere Si cerca la rete delle vittime in pc e cellulari

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page




X