di Federica Serfilippi
Un nuovo filone d’indagine, un nuovo fascicolo aperto. È quello su cui la procura ha impresso da pochi giorni l’ipotesi di reato di omicidio volontario aggravato attribuibile a Claudio Pinti, il 35enne in carcere da ormai due settimane con l’accusa di aver trasmesso in maniera dolosa il virus dell’Hiv alla sua ex fidanzata, nonché l’autrice della denuncia che ha fatto partire le indagini lo scorso maggio. L’autotrasportatore è stato arrestato dagli agenti della squadra mobile con l’accusa di lesioni personali volontarie gravissime, ma ora i pm Irene Bilotta e Marco Pucilli indagano anche su una contestazione ancora più grave e riguarda il rapporto tra il 35enne e sua moglie, morta l’estate scorsa per una patologia incurabile, ipotizza la procura, riconducibile all’Hiv. Un virus che potrebbe essere stato contratto proprio dal legame con Pinti durante una lunga relazione vissuta quasi interamente in un appartamento di Agugliano. Proprio per scandagliare questo fronte e cercare di capire se possa esserci un legame tra il decesso della donna e la malattia del 35enne, la settimana scorsa gli inquirenti hanno sequestrato le cartelle cliniche della vittima. Intanto, venerdì prossimo è stata fissata l’udienza al tribunale del Riesame per chiedere la scarcerazione dell’autotrasportatore. A presentare l’istanza, il difensore Maria Alessandra Tatò.
Caso Hiv, acquisite le cartelle cliniche dell’ex compagna morta di Claudio Pinti
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