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Inchiesta sull’untore,
la difesa gioca la carta del Riesame:
chiesta la scarcerazione per Pinti

ANCONA - L'istanza è stata presentata questa mattina dall'avvocato Alessandra Tatò di fronte ai giudici del collegio ma, dalle prime indicazioni, sembra che il 35enne debba rimanere a Montacuto

Claudio Pinti

 

Inchiesta sull’untore, Claudio Pinti chiede l’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare. L’istanza è stata presentata ieri mattina ai giudici del tribunale del Riesame dal difensore Alessandra Tatò. Da parte del collegio non c’è stata ancora alcuna comunicazione. Un silenzio che, di solito, preannuncia il respingimento della domanda. Quindi, quasi sicuramente, il 35enne affetto da Hiv dovrà rimanere in una cella di Montacuto. Il legale aveva chiesto l’annullamento dell’ordinanza firmata dal gip Carlo Cimini o, in subordine, il regime degli arresti domiciliari. In settimana, la posizione dell’autotrasportatore residente a Montecarotto si è inasprita. All’ipotesi accusatoria di lesioni gravissime, concepita dopo la denuncia estesa dall’ex fidanzata a cui Pinti avrebbe trasmesso dolosamente il virus, si è aggiunta quella di omicidio volontario aggravato. Un reato che fa riferimento al decesso della moglie del 35enne, avvenuto lo scorso giugno. Stando all’ipotesi formulata dai pm Irene Bilotta e Marco Pucilli, la donna sarebbe stata infettata da Pinti e morta per un patologia derivata dalla contrazione del virus dell’Hiv.

Inchiesta sull’untore, Pinti accusato di omicidio per la morte della moglie

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