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Bufera su Ar[t]cevia:
rimossa l’opera di Alt
giudicata blasfema da alcuni visitatori

ARCEVIA - Nel mirino la particolare "Madonna con bambino" che contiene una bestemmia a mo' di rebus, esposta in uno spazio chiuso e segnalato con cartelli di attenzione. Alla protesta di un visitatore è seguita la replica a difesa dell'opera da parte della curatrice ed assessore alla Cultura, Laura Coppa, sconfessata dal sindaco che questa mattina ha deciso la rimozione del quadro. Gli artisti a difesa del collega

La locandina di Ar[t]cevia

Bufera su Ar[t]cevia, la particolare “Madonna con bambino” di Alt è giudicata blasfema da alcuni visitatori. La curatrice della mostra e assessore alla Cultura del Comune di Arcevia difende la libertà di espressione degli artisti e spiega l’opera, il sindaco Andrea Bomprezzi la fa rimuovere.

L’undicesima edizione dell’International Art Festival, in scena in città fino ad ottobre al Palazzo dei Priori di Arcevia, dedicato all’arte contemporanea e sperimentale nell’occhio del ciclone per l’icona pop di una Madonna con in braccio un bambino, seppellito sotto ritagli di articoli di Alt. Quadro decorato con foglie d’oro, su cui compare una bestemmia da “risolvere” a mo’ di rebus, in un mix di linguaggio verbale misto a quello iconico. Un messaggio ed un offesa inaccettabile per alcuni ed in particolare per il signor Elvio Mancini che, indignato, ha presentato le sue rimostrante all’amministrazione comunale. Pronta la risposta della curatrice, nonché assessore alla Cultura del Comune, Coppa, che in una lunga lettera spiega i contenuti del dipinto, esplicitati anche nel catalogo della mostra nonché accanto all’opera, e difende la scelta della sua esposizione. «Quale curatore della rassegna non posso porre censure, ma al limite mediare fra artista e pubblico, al fine di salvaguardare entrambi e di lasciare, sempre ad entrambi la libertà di esprimersi, la libertà di osservare o meno e di farsi una propria opinione: motivo per cui non entro nel merito delle varie percezioni dell’opera. Sottolineo − prosegue − che il dipinto non è esposto alla mercé di tutti, ma ben nascosto dietro una parete, con l’ingresso evidenziato da un paravento e da due barre segnaletiche a terra».

Ad avvertire i visitatori che quello che si apprestano a vedere potrebbe ledere la loro sensibilità, illustra Coppa, anche un cartello ben leggibile che riporta la scritta “Attenzione” in rosso: “I contenuti esposti aldilà della barra segnaletica potrebbero ledere la sensibilità di alcuni. Vi ricordiamo che siete all’interno di un ambiente che, temporaneamente, ospita eventi e fatti artistici in cui la libertà d’espressione e di pensiero non è soggetta a censura alcuna e in cui l’artista può scegliere di non sottostare a costumi o regole dettate da specifiche culturali, religiose o politiche. Se liberamente si sceglie di superare tale limite segnaletico, si sceglie di prendere atto della libera espressione artistica di un individuo”. «Conseguentemente a ciò  − riprende Coppa −, sono indotta a credere che il dottor Mancini abbia deliberatamente e volontariamente sottoposto se stesso e la propria famiglia alla visione di tale “scempio”. L’opera che il signore ha percepito come “blasfema” − aggiunge ancora la curatrice − nella realtà dei fatti non lo è, per vari motivi. Il primo è che l’immagine della Madonna è, innanzitutto, una riproduzione modificata con carteggi, ricevute e varie di fine ‘800 e altre di proprietà della famiglia dell’artista, applicati assieme alla foglia d’oro al fine di sottolinearne il senso dell’opera (esplicato in fogli aggiuntivi messi a parete e scritti dall’artista), per cui si tratta di una tabula picta di proprietà dell’artista e non di un’immagine sacra nel senso stretto del termine (tanto più, non collocata in un ambiente consacrato). Inoltre, la “bestemmia” non è esplicata, dato che vi sono due codici distinti: quello verbale e quello iconico».

Il sindaco di Arcevia, Andrea Bomprezzi

Argomentazioni e spiegazioni che non sembrano aver convinto lo stesso sindaco di Arcevia, Andrea Bomprezzi, che pur sottolineando le opportune accortezze utilizzate dalla curatrice e assessore Coppa, di fatto sconfessa la sua decisione di esporre l’opera disponendone nella mattina di oggi, la rimozione. «Da oggi la Madonna esposta ad Ar[t]cevia, che tante polemiche ha creato, non sarà più visibile al pubblico − scrive in una nota il sindaco −. La mia decisione è legata principalmente alla tutela della sensibilità religiosa di molte persone, turbate dal contenuto provocatorio dell’opera. Va detto che era esposta in uno spazio a sé della mostra, non visibile insieme alle altre opere, opportunamente segnalata dalla curatrice della mostra, l’assessore Laura Coppa. Ma questa mediazione e informazione non è bastata e come amministratore pubblico devo prendere atto delle proteste. Ora si potrà finalmente tornare a visitare senza pregiudizi Ar[t]cevia, godendone il valore estetico e sociale, uno spazio di libertà creativa che da 11 anni permette a giovani artisti di esporre senza costrizioni. Ar[t]cevia rimane una delle manifestazioni più interessanti dell’arte contemporanea italiana e non può esserne offuscato il valore dalle critiche su una sola opera di un singolo artista».

Critico sulla scelta della rimozione del dipinto uno degli artisti selezionati e che sta esponendo per Ar[t]cevia, Alessandro Moscatelli. «Decidere di rimuovere l’opera è un errore − commenta −. Personalmente non mi è piaciuta né l’ho trovata particolarmente provocatoria, ma è troppo facile difendere la libertà di espressione quando una cosa ci piace esteticamente. Da parte degli organizzatori − prosegue Moscatelli −, fra l’altro, erano state messe in atto tutte le misure possibili per avvertire il pubblico della particolarità dell’opera, visibile entrando in un apposito spazio espositivo, dunque non tutti erano obbligati a vederla. La riflessione dell’artista, condivisibile o meno, inoltre, ad una lettura attenta, era più rivolta alla figura della donna ed alle questioni di genere che non prettamente a questioni religiose. Non vedo in questa storia molto di diverso da quanto accaduto nel 2016 con la copertura dei nudi delle statue dei Musei Capitolini “in forma di rispetto alla cultura ed alla sensibilità” di del presidente delli’Iran, Hassan Rohani, che suscitò tante polemiche in senso opposto. La verità è che non si può definire arte, specie quella contemporanea, sulla base di ciò che ci piace o meno. La forza di Ar[t]cevia è stata sempre quella di assicurare massima libertà di espressione agli artisti, molti dei quali emergenti e che trovano in Ar[t]cevia una possibilità di presentarsi al pubblico. Credo che la scelta di rimuovere l’opera di Alt sia un brutto colpo alla manifestazione».

(A. C.)

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