La portavoce del M5S di Jesi, Claudia Lancioni, ha partecipato alla visita all’impianto a biogas da rifiuti di Faedo in provincia di Trento, organizzata dall’Ata, assieme ad altri consiglieri comunali jesini. Ecco quello che ha dedotto nell’ottica di progettazione di un ‘digestore’, un impianto di smaltimento rifiuti che il Comune di Jesi vorrebbe realizzare per produrre anche biometano.
Una gita ben organizzata… a spese dei contribuenti. Ritorno ancora più scettica e contraria all’impianto che vorrebbero insediare a Jesi, anche perché il contesto di oppressione ambientale della nostra Area ad Elevato Rischio di Crisi Ambientale piena di impianti inquinanti non c’entra assolutamente nulla con Faedo. Ci hanno portato a vedere nient’altro che una centrale a biogas che produce energia elettrica, simile ad altre, fin troppe, che già abbiano nel nostro martoriato territorio. Infatti, come è ben noto, nel nostro territorio sono già presenti impianti simili, sia nella stessa zona Coppetella che nelle immediate vicinanze di Jesi. Perché dicono che a Jesi vogliono fare il biometano, però ci portano a vedere una centrale elettrica a biogas da rifuti? L’impianto di Faedo infatti, ad oggi, non produce biometano. Dopo tutto lo scandalo del biogas alla marchigiana, gli amministratori jesini e dell’Ata ne vogliono fare un’ennesima a Jesi? Sarà per questo che non ci fanno vedere il progetto? Confermo anche che oltre a non essere paragonabile il contesto e forse la tecnologia, anche la taglia dell’impianto di Faedo probabilmente sarà all’incirca la metà di quello che si prospetta per Jesi L’impianto oggetto di questa “gita”, infatti, risulta che tratti complessivamente tra Forsu e verde processa meno della sola quota di Forsu prodotta dalla provincia di Ancona. Appaiono perciò non paragonabili, ad esempio, né le superfici ne i volumi di traffico in gioco.
Inoltre oggi sulle emissioni in atmosfera del cogeneratore che produce energia, ma visionando altri progetti già esistenti confermo che non è proprio il caso di aggiungere ulteriori impatti del genere sul nostro territorio- Nonostante sembri che qualcuno voglia promuoverli come se fossero ad “emissioni zero”, basta visionare una valutazione di impatto ambientale di un qualsiasi impianto simile per capire che le cose non stanno propriamente in questi termini. Tra l’altro se fosse “ad emissioni zero” non si capirebbe come mai risulta essere stato stipulato nel 2012 un accordo programma con la provincia di Trento in cui si prevedevano nove milioni di euro per misure volte a contrastare in ogni modo eventuali emissioni. Oggi dell’impatto che avrebbe l’impianto di conversione da biogas a biometano. Torno a Jesi quindi ancora più convinta che senza un progetto è inutile chiacchierare; prima bisognava fare studi analisi e valutazione poi tutto il resto. Per valutare anche tutte le possibili soluzioni alternative che ci sono prima di buttarsi a capofitto tutti… nel biodigestore. Senza dimenticare che impegnarsi in un impianto del genere, che più “digerisce” più “guadagna”, scoraggerà da qui al futuro ogni politica di gestione virtuosa del rifiuto organico, dalla lotta agli sprechi alimentari alla riduzione degli stessi, dal compostaggio domestico al compostaggio di comunità. In un contesto già ampiamente compromesso non si può pensare di andare ad aumentare il carico di problemi. “E’ sempre la somma che da il totale”.
Claudia Lancioni (MoVimento 5 Stelle Jesi)
Impianto trattamento rifiuti: delegazione in visita a Trento
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