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Segreteria Pd, è guerra aperta:
l’asse Carancini-Mancinelli punta su Petrini

POLITICA - I due sindaci chiamano a raccolta i dissenti e mettono nel mirino la dirigenza dem, che ha scelto, attraverso la mediazione dei segretari provinciali, una candidatura unitaria: quella del pesarese Giovanni Gostoli. Come alternativa propongono un politico di lungo corso, già sindaco di Porto Sant'Elpidio, assessore e consigliere regionale e parlamentare

 

di Fabrizio Cambriani 

Venghino signori, venghino. Tre palle un soldo. Tutto come da previsioni, il Partito democratico regionale si spacca. Nel tardo pomeriggio di ieri, vigila di tutti i Santi, dal Conero Break di Ancona si registra l’ennesima lacerazione. Non c’è aria di attesa né suspense. Già all’ingresso si capisce come andrà a finire, visto che sul tavolo, accanto alla scatola per le donazioni in denaro, ci sono i moduli per la presentazione della candidatura a segretario. Un’alzata di sguardo e si scorge Paolo Petrini attorniato da capannello di persone. Sul tavolo della presidenza si accomodano la sindaca di Ancona, Valeria Mancinelli e quello di Macerata, Romano Carancini. In prima fila gli ex parlamentari Carrescia e Lodolini. Poi Fiordomo, sindaco di Recanati e Franchellucci, di Porto Sant’Elpidio. Quindi l’ex assessore regionale Marco Luchetti. Più defilato Fabio Badiali, ex consigliere regionale. Sta per andare in onda la seconda puntata dell’incontro organizzato dai sindaci del Pd marchigiano. Però stavolta si contano più gli assenti.

Romano Carancini e Valeria Mancinelli durante l’incontro di ieri

Carancini parte piano, pesa le parole. Richiama ancora la polvere della scorsa riunione, poi evidentemente ci ripensa – perché con la pioggia di questi giorni, la naturale evoluzione sarebbe stato il fango – e vira sul più potabile “partito nel precipizio”. A sparare palle incatenate ci pensa la Mancinelli. Bersaglio, l’attuale gruppo dirigente regionale del suo stesso partito. Sua massima colpa, quella di aver individuato, attraverso la mediazione dei segretari provinciali, una candidatura unitaria – quella del pesarese Giovanni Gostoli – per il prossimo congresso. Evoca il referendum: «Chi sta con l’attuale classe dirigente sostenga le sue scelte, chi sta contro faccia fronte comune assieme a noi». In mezzo niente. Nel mondo in bianco e nero che la Mancinelli dipinge, non sono previste sfumature. Niente spazio per le mediazioni né deleghe per nessuno. Come l’Abigaille del Nabucco, che – adora il dio Belo – la Mancinelli innalza l’idolo delle primarie. Chiama alla guerra il suo popolo. Che, sempre dalle note del Nabucco la incorona e intona la romanza: “È l’Assiria una regina, pari al Bel potente in terra. Porta ovunque la ruina se stranier la chiama in guerra”. Infine presenta la “candidatura di cambiamento” nella persona di Paolo Petrini. Ex sindaco di Porto Sant’Elpidio, ex consigliere e assessore regionale e anche ex parlamentare. Insomma di uno che da più di venti anni sta sulla cresta dell’onda. Sarebbe stato più credibile presentarla come di esperienza ma Petrini, per la sindaca di Ancona, incarna proprio il cambiamento. E in lui vede il predestinato per portare avanti la battaglia delle idee. Ma di idee, a parte teorizzare le primarie e una democrazia diretta, non se ne sente nemmeno una. Mano a mano che parla cresce l’imbarazzo. I più navigati si scambiano occhiate dense di interrogativi. Sale la perplessità per il taglio così tranchant dato alla presentazione della candidatura.

Paolo Petrini durante l’incontro di ieri

Prende la parola Petrini. Usa toni pacati. Cerca di mettere a proprio agio i presenti. Dice che il partito ha bisogno di un’identità da riconquistare. Che occorre migliorare il profilo riformista. Nel denunciare una politica rozza e primitiva, volge istintivamente lo sguardo verso la Mancinelli. Riconosce tutte le mancanze della Regione, ma non affonda mai il colpo. Se alza la voce per pretendere un assessore alla Sanità, parimenti riconosce la leadership di Ceriscioli. In quel contesto, presentato come quello di incendiari, indossa una vistosa divisa da pompiere. Tanto da sembrare quasi fuori luogo. Da politico navigato, sa bene che la politica non finisce domani e che bisogna sempre costruirsi delle uscite di sicurezza. La riunione finisce qui. Niente dibattito. I presenti si possono pure accomodare fuori. Non interessa il loro parere. La guerra è finalmente dichiarata. La sala si svuota lentamente. Qualcuno si ferma a sottoscrivere la candidatura di Petrini. Resta solo qualche gruppetto. Le facce però sono scure e il presagio di molti è quello che si siano seduti dalla parte del torto. Infatti, prima che la battaglia inizi, si conta già la prima vittima: Giancarlo Sagramola, il segretario provinciale di Ancona che – sconfessato dalla sua direzione – si dimette. Ma, a questo punto, non c’è più tempo per i ripensamenti: show must go on…

***

P.S. Devo delle scuse all’On. Patrizia Terzoni, parlamentare del Movimento 5 Stelle. In un pezzo scritto nell’aprile scorso, la criticavo aspramente a causa di un suo intervento alla Camera che riguardava il terremoto, a mio parere superficiale. Nel frattempo i fatti mi hanno dato torto. La Terzoni si è messa a lavorare a testa bassa, ascoltando i territori e ha portato a casa i risultati richiesti. Uno tra tutti la sanatoria per le difformità edilizie che consentirà finalmente di far partire la ricostruzione leggera. La Terzoni si è inoltre spesa per sollecitare il finanziamento da parte del Cipe della statale 76, importante arteria viaria per le Marche territorio. Riconosco di avere scritto una fesseria e pubblicamente le chiedo scusa. Non solo: le faccio tutti i complimenti per i risultati ottenuti e mi auguro che possa continuare a realizzare altri obbiettivi a favore di tutto il territorio.

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