di Martina Marinangeli
I 59 lavoratori della società Astaldi a rischio esubero, impiegati nei cantieri della Quadrilatero, possono tirare un sospiro di sollievo. È stato annunciato stamattina, durante un incontro in Regione tra i vertici della società ed i rappresentanti sindacali, il ritiro della procedura di mobilità, dopo un braccio di ferro durato cinque mesi e che sembrava destinato a concludersi con un licenziamento collettivo o con un mancato accordo. In alternativa, è stata chiesta ed ottenuta la cassa integrazione straordinaria, affiancata ad altre misure di riduzione del costo del lavoro, come alcuni pensionamenti e la mobilità volontaria in casi specifici. L’esito positivo della vertenza è arrivato dopo 32 ore di sciopero, un fermo cantiere e diverse manifestazioni in Comune e sulla Ss76, che hanno visto coinvolti i 137 lavoratori diretti della Astaldi nelle Marche, a cui vanno aggiunti i circa 250 in subappalto.
Soddisfazione da parte dei sindacati Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil per l’obiettivo raggiunto, ma «è solo il primo traguardo», sottolineano. Se infatti la questione occupazionale sembra al momento risolta – mercoledì e giovedì ci saranno due incontri, uno nella sede romana di Astaldi e l’altro al ministero del Lavoro, per discutere dell’apertura della procedura di cassa integrazione che la società ha richiesto per i suoi 11 siti produttivi sul territorio nazionale – resta decisamente aperta quella che riguarda la ripresa dei lavori nel cantiere della faraonica opera infrastrutturale chiamata Quadrilatero, che collega le Marche all’Umbria. Stando al primo cronoprogramma, si è già in ritardo di 15 anni sulla tabella di marcia a causa di tre stop che si sono succeduti nel tempo e mancano ancora lavori sulla Pedemontana e sulla Ss76 per cifre sui 200 milioni di euro. L’ultima impasse è legata alla crisi finanziaria della Astaldi, che è in concordato dal 27 settembre.
«Il traguardo tagliato oggi – sottolinea Daniele Boccetti, segretario generale Fillea Cgil Marche – è condizione necessaria ma non sufficiente per la ripresa dei lavori e dell’opera, su cui c’è ancora molta incertezza. Per garantire un futuro al cantiere, serve che il settore del credito inizi a credere in quello dell’edilizia». Uno spiraglio potrebbe aprirsi dall’interlocuzione, al momento in corso, tra Astaldi e la società pubblica Quadrilatero: «Innanzitutto, si potrebbe partire con il riconoscimento dello Stato Avanzamento Lavori e con il pagamento dei lavori fatti, non ancora effettuato da Quadrilatero – spiega Luca Tassi, segretario generale Filca Cisl Marche –. Si parla di circa tre milioni di euro, non risolutivi, ma che comunque possono essere un buon inizio. Inoltre, si dovrebbe cambiare la modalità di pagamento, erogandolo a 30 giorni anziché a 90 dalla consegna dei lavori». Due misure che potrebbero dare una boccata d’ossigeno ad Astaldi, permettendo il riavvio dei cantieri. Lo scorso 25 ottobre, il Cipe ha approvato la perizia della variante 6 della Ss76 ultimo tratto, ed il progetto definitivo del 3° e 4° stralcio della Pedemontana. A disposizione ci sono 150 milioni di euro, ma le risorse vengono stanziate man mano che si fanno i lavori, quindi al momento sono in stand by. Un circolo vizioso che rischia di lasciare l’opera al palo ancora per parecchio tempo. «Scongiurare gli esuberi è stato solo il primo passo – sottolinea Andrea Casini, Feneal Uil Ancona – ma continueremo a monitorare tutta la situazione affinché si possa tornare presto a lavorare».
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