“Sono vivo per miracolo. Quando sono riuscito ad uscire da quella discoteca e a mettermi in salvo, ho tirato un sospiro di sollievo. Non respiravo e mi bruciavano gli occhi. Nella ressa ho visto quei ragazzini a terra schiacciati, che non riuscivano a rialzarsi, tanti miei coetanei che stavano male, i soccorritori che non sapevano più come aiutare tutta quella folla di gente. Ho pensato di stare per morire. Solo stamattina ho trovato la forza di andare dai carabinieri di Osimo per denunciare quello che ho visto, quello che ricordo di quella sera e quello che non mi è piaciuto. Sono rimasto scioccato per giorni ma oggi ho raccontato anche grazie al mio amico P.R. che mi ha convinto a farlo”. Ha 18 anni, è uno studente osimano di un istituto alberghiero, e si trovava alla Lanterna Azzurra venerdì notte.
“Era la quarta volta che andavo in quel locale e quella sera ero subito rimasto sorpreso dalla gente che lo affollava. Era veramente strapieno a tal punto che non si distingueva neppure chi era buttafuori e chi avventore – ricorda – Stavo in mezzo alla discoteca quando ad un certo punto ho visto la folla in panico che si ammassava verso l’uscita. Sul momento ho pensato ad un rissa. Nessuno diceva niente al microfono, ne’ lanciava allarmi o ci tranquillizzava e neppure ci invitava a uscire. Poi però ho cominciato a sentirmi male. Il mio amico è riuscito a mettersi la felpa davanti alla bocca e non ha respirato lo spray al peperoncino. Io invece stavo soffocando e d’istinto sono corso verso quella uscita d’emergenza vicina al bar, non quella del ponticello. Nella calca sono riuscito ad arrivare fuori e ho visto quello che era accaduto: c’erano persone morte e tantissimi feriti a terra. Ero sconvolto. Nel caos generale che ne è conseguito, io, soccorso da un medico, sono stato lasciato in infermeria e ho telefonato a mio zio chiedendo di raggiungermi perché stavo male, nessuno però si occupava di me. Ma capivo anche che c’era gente più grave”.
Un altro dettaglio ha colpito il neo maggiorenne osimano. “Mentre ero ancora dentro la discoteca, la mia attenzione è stata attirata dall’entrata nel locale di tre ragazzi, uno, il più alto, con cappello calzato in testa, tutti e tre con una mascherina bianca antismog che copriva i loro volti. Non riuscivo a vederli bene in volto perchè ero distante da loro. Siccome avevo visto che chi era arrivato in autobus scendeva e veniva perquisito dai buttafuori sulla porta davanti di ogni bus, mi sono domandato come avessero fatto quei tre a passare i controlli. Forse sono riusciti a fuggire passando dalle porte posteriori di una corriera? Questo dettaglio mi è tornato alla mente dopo tutto quello che è successo anche se non sarei in grado di identificarli perché erano lontani da dove mi trovavo io”.
Mentre il tempo scorreva lentamente, nel piazzale esterno trasformato in un inferno, in quella situazione di estrema tensione, “qualcuno del locale mi è venuto a chiedere indietro il blocchetto delle prevendite che avevo regolarmente acquistato. – rammenta ancora il 18enne – Dei 10 biglietti comperati, due li avevo staccati e già venduti, gli altri 8, regolarmente pagati, mi sono stati presi e ritirati, a me come ad altre persone. Li hanno voluti tutti indietro. E poi ci sono state anche minacce, la gente dell’organizzazione era nervosa. In quella notte, nonostante tutto quello che era successo, si era pure diffusa la notizia che Sfera Ebbasta era arrivato ed era dentro il locale. Ci siamo riavvicinati alla porta per capire se potevamo rientrare, ma siamo stati minacciati di morte da chi era lì davanti, fermo per bloccarla”.
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