di Federica Serfilippi
Da ieri sta girando gli ospedali dove sono ricoverati i feriti della tragedia di Corinaldo. Lo fa in segno di rispetto verso le vittime e per cercare in qualche modo di dare un sostegno ai familiari, un aiuto, più di quello «che non sono riuscito a fare dentro la discoteca». Quando parla ha ancora il cuore in frantumi Matteo Tomassoni, uno degli addetti alla sicurezza ingaggiati dalla Lanterna Azzurra per la serata di Sfera Ebbasta. Fanese, 30 anni, quella del 7 dicembre era per Matteo la prima serata da “buttafuori” all’interno di una discoteca. Ieri, dopo essere stato ascoltato dai carabinieri, ha raggiunto l’ospedale di Fano per visitare alcuni feriti. Questa mattina, il 30enne è invece arrivato al nosocomio regionale di Torrette. In Rianimazione è anche entrato nella stanza dove è ricoverata una 15enne, le cui condizioni sono nettamente migliorate nelle ultime ore. «Per me è un dovere essere qui − racconta Matteo −. È un segno di rispetto, voglio metterci la faccia in quello che è successo. Voglio rendermi utile più di quello che non sono riuscito a fare dentro il locale. Ci sto mettendo l’anima. Vorrei fare il giro di tutti gli ospedali dove sono ricoverate le vittime. Per me una strage come questa è un fallimento come uomo e come addetto alla sicurezza». Mentre si è scatenato il parapiglia, Matteo non era tanto distante dall’uscita di sicurezza dove si è accalcata la maggior parte delle persone. «Ho sentito un odore acre − continua il 30enne − e poi visto un flusso di persone andare verso l’uscita. Ho visto una ragazza che sanguinava, un’altra priva di sensi, altre che chiedevano aiuto. All’altezza della balaustra della rampa sono rimasto incastrato dalle gambe in giù, ma ho cercato di aiutare una ragazzina che era con una parente, forse la zia. Ho tentato di trascinarle fuori dalla massa. Ci ho messo tutta la forza del mondo per salvarle». «Cosa ho provato in quei momenti drammatici? Mi si è spezzato il cuore. Avrei voluto fare molto di più».
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