di Sandro Renzi
I dati sono riferiti al 2016, gli ultimi disponibili, ed elaborati dall’Ufficio Studi della Cgia di Mestre. Raccontano di un Paese alle prese con i danni prodotti dall’evasione fiscale, scesa sì, nel 2016, al 16% ma che ancora vale, in termini monetari, qualcosa come 113 miliardi di euro. Soldi sottratti all’erario che restano illegalmente nelle tasche degli evasori. A livello territoriale le realtà più a rischio sono quelle del sud. In una regione come la Calabria, ad esempio, si stima una evasione al 24,2%. Campania (23,2%), Sicilia (22,2%), Puglia (22%) occupano i primi posti di questa non certo confortante classifica. Le Marche, dal canto loro, non escono a testa alta. Anzi. Con il 17,8% di evasione si attestano addirittura al nono posto, bel al di sopra di regioni come l’Emilia Romagna, la Lombardia ed il Veneto o il Piemonte. Territori più virtuosi per la Cgia di Mestre. In sostanza nelle Marche non mancano gli evasori. Al punto che quel 17,8% pesa alla fine per oltre 3 miliardi di euro. Tanti “furbetti” delle tasse e ammontare a livelli quasi record. «A causa dell’infedeltà fiscale degli italiani, per ogni 100 euro di gettito incassato, l’erario, a livello nazionale, perde 16 euro – precisa la Cgia- Per combattere questa piaga sociale ed economica -sostiene il coordinatore dell’Ufficio Studi della Cgia, Paolo Zabeo- la strada da percorrere è una sola: ridurre il peso del prelievo fiscale. In altre parole, pagare meno per pagare tutti».
Analizzando le cause di questo fenomeno, la Cgia punta l’indice anche contro il carico fiscale che grava sui contribuenti. «L’oppressione fiscale ostacola l’attività quotidiana soprattutto delle imprese di piccola dimensione». Il segretario della Cgia di Mestre, Renato Mason, rimarca che «per semplificare i rapporti col fisco e ridurre le possibilità di evasione occorre ridurre anche il numero di adempimenti fiscali che, invece, rischiano di aumentare ancora. I più penalizzati da questa situazione sono le piccole e micro aziende che, a differenza delle realtà più grandi, non dispongono di una struttura amministrativa in grado di farsi carico di tutte queste incombenze».
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