di Martina Marinangeli
Chiusura del punto nascita dell’ospedale Profili di Fabriano: tra domani (7 marzo) e venerdì (8 marzo) verrà pubblicata l’ordinanza con cui il Tar decide se accogliere o respingere la sospensiva richiesta dal Comune di Fabriano, in attesa che vengano eventualmente rivisti i contenuti dell’accordo Stato-Regioni sulla riorganizzazione della rete ospedaliera, come annunciato dal ministro della Salute Giulia Grillo ad inizio febbraio. Eventuale percorso di revisione che dovrebbe avvenire entro il 31 marzo, ma su cui c’è stato silenzio totale dal dicastero nell’ultimo mese. Intanto, dal 20 febbraio, il punto nascita non è più attivo. In concomitanza con l’udienza-fiume di stamattina – durante la quale gli avvocati di Comune, Regione e Asur hanno esposto le rispettive posizioni in camera di consiglio, di fronte al collegio presieduto dalla presidente del Tar Marche, Maddalena Filippi – una delegazione del coordinamento «cittadini Punto nascita dell’ospedale Profili» è arrivata in pullman da Fabriano per un sit in di fronte alla sede dorica del Tribunale amministrativo.
«Abbiamo ribadito le ragioni per cui riteniamo che il punto nascita debba restare aperto – spiega l‘avvocato Giovanni Ranci, che rappresenta il comune di Fabriano in questa vicenda – e abbiamo ottenuto dalla presidente la fissazione della sentenza di merito entro maggio, quindi in tempi strettissimi, e in quella sede potremo parlare delle questioni sostanziali. Intanto, oggi ho fatto presente, tra le altre cose, che la Regione non ha in alcun modo segnalato al ministero che, stando all’articolo 17 bis del Decreto legge 8/2017 sul sisma, la riorganizzazione della rete ospedaliera deve essere sospesa per tre anni nei comuni del cratere, salvo parere contrario del Tavolo di monitoraggio che però non c’è mai stato». Interpellato a margine di una conferenza a palazzo Raffaello, il governatore Luca Ceriscioli commenta tranchant: «Dobbiamo far presente al ministero una legge dello Stato? La nostra posizione è chiara: se il ministero ci concede la deroga, noi riapriamo il punto nascita il minuto dopo, ma senza non possiamo fare niente, è un prescrizione Lea che dobbiamo rispettare altrimenti si mette a rischio la quota premiale che va da 30 a 50 milioni di euro».
Se da un punto di vista economico il ragionamento della Regione fila, dall’altra parte c’è però una comunità già fortemente provata che si sente abbandonata.
«Il nostro è un comprensorio montano veramente vasto – spiega Katia Silvestrini, referente del coordinamento – oltre 50mila persone. Fabriano è sempre stato un punto di riferimento per la zona montana e lo è ancora di più adesso, da quando la sanità ha cominciato a smantellare pezzi della rete ospedaliera. Inoltre, abbiamo situazione economica tragica, siamo nel cratere sismico e venire ad Ancona con la nostra indecente Statale 76 è un’esperienza terrificante e ci vuole un’ora e mezzo. Riteniamo che la distribuzione della sanità fatta dal presidente Ceriscioli non sia equa e sia concentrata lungo la costa, dimenticando l’entroterra. Chiediamo la sospensiva, in attesa del 31 marzo – sottolinea –, quando il ministro Grillo ha detto che rivedrà i parametri in Conferenza Stato-Regioni». Lo scorso 9 febbraio, durante una visita ad alcune strutture ospedaliere in Sardegna, il ministro della salute aveva effettivamente fatto riferimento alla possibilità di salvare i reparti che fanno anche solo 350 parti l’anno (e non più 500, come prevede invece, per le aree montane, la legge di riorganizzazione dei punti nascita). Un intervento che ha dato speranza alla comunità fabrianese, ma a cui non hanno fatto seguito ulteriori comunicazioni da parte del dicastero.
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