di Maria Nerina Galiè
Il premier Luigi Di Maio non ha usato mezzi termini con i vertici della Whirlpool durante l’incontro al Mise di questo pomeriggio, martedì 4 giugno, per discutere dell’annunciata vendita dello stabilimento di Napoli: «Non posso permettere che una volta firmati gli accordi (sempre al Mise il 25 ottobre scorso, ndr) ci veniate a dire “abbiamo scherzato, Napoli chiude”. Se questo avverrà, come minimo vi chiederò indietro tutti i soldi che vi abbiamo dato e l’episodio rappresenterà un pericolosissimo precedente che avrà delle ripercussioni sulla credibilità di tutte le multinazionali che verranno in Italia. Come ministro è opportuno che io senta direttamente la proprietà americana».
Un presa di posizione che ha senza dubbio rincuorato i sindacalisti piceni, Paolo Marini e Gianni Lanciotti (Fiom), Raffaele Bartomioli (Uilm), Angelo Forti (Fim), Fabio Capolongo e Orlando Corradetti (Ugl), presenti a Roma come pure Francesco Armandi ex Rsu di Comunanza ed ora coordinatore nazionale Whirlpool per la Ugl. «Abbiamo apprezzato molto le parole di Di Maio – ha riferito per tutti Lanciotti – ma siamo usciti dalla riunione con gli stessi dubbi di quando siamo entrati. Quali sono le reali intenzioni dell’azienda? Cosa accadrà se non tornerà su suoi passi riguardo al sito campano?».
Il tavolo è stato per la maggior parte incentrato sul problema di Napoli. Riguardo agli altri stabilimento sono stati soltanto ribaditi gli impegni presi nel piano industriale 2019-2021. Per Comunanza è stato confermato il reshoring dell’incasso dalla Polonia, ma anche l’allontanamento della lavatrice top di gamma, prima destinata ai colleghi campani. «Si rimetterà tutto in discussione ora?» ha detto ancora Lanciotti, sottolineando il filo di collegamento tra il plant piceno e quello campano. I rappresentanti dei lavoratori hanno ravvisato un atteggiamento sibillino, ambiguo, da parte dei vertici dell’azienda nel dare spiegazioni sul cambio di rotta. Hanno parlato di “problemi relativi al mercato” hanno aggiunto i sindacalisti. Problemi che lo stesso Ministro ha chiesto chiaramente di esternare. «Se avete delle difficoltà, come è avvenuto in passato – ha sostenuto Di Maio – ce lo dite. Noi vogliamo riportare la produzioni dall’estero e far lavorare gli italiani. Siamo stati e saremo sempre a disposizione per affiancarvi in questo percorso».
Di Maio ha dato a tutti appuntamento ad un prossimo incontro, che si dovrebbe tenere tra una, massimo due settimane, e per il quale ha caldeggiato la partecipazione di tutte le Istituzioni, dai presidenti di Regione ai sindaci dei territori nei quali gravitano gli stabilimenti Whirlpool italiani.
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