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Whirlpool, si tratta su Napoli
ma nelle Marche
la guardia resta alta

ROMA – L’incontro al Mise si è concluso con l’impegno da parte dell’azienda “di creare le condizioni per un futuro sostenibile del sito napoletano”. Ma ha lasciato intendere che il gesto del Ministro, di firmare gli atti di revoca degli incentivi, potrebbero avere conseguenze su tutti gli stabilimenti italiani. Continua la preoccupazione dei sindacalisti presenti: «Aspettiamo che si giochi a carte scoperte»

Il ministro Luigi Di Maio al tavolo della vertenza

di Maria Nerina Galiè 

Si è concluso con una reciproca apertura il tavolo nazionale di ieri, mercoledì 12 giugno, convocato al Mise a Roma dal Ministro Luigi Di Maio per discutere della vertenza Whirpool in merito alla “vendita”, “riconversione”, “chiusura” dello stabilimento di Napoli. L’azienda si è detta pronta a “non disimpegnarsi”. Anzi ad “impegnarsi a creare le condizioni per un futuro sostenibile del sito napoletano”. E Di Maio, di conseguenza, disposto a non procedere alla revoca degli incentivi, per adesso, e ha dato a tutti un nuovo appuntamento tra una settimana. Ma ai sindacalisti di Comunanza non sono sfuggite le parole dei vertici della multinazionale, ribadite in un comunicato ufficiale, sulla possibile revisione del piano industriale 2019-2021 a seguito del gesto di ieri di Di Maio: “Whirlpool Emea si riserva di valutare nel dettaglio le misure incluse negli atti di indirizzo firmati ieri dal Ministro Di Maio e rivolti rispettivamente al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, al Mise e ad Invitalia, i cui dettagli sono tuttora sconosciuti. Questi atti potrebbero, infatti, rappresentare importanti elementi di novità per il piano industriale dell’azienda e per la sua competitività industriale in Italia”. Come sempre presenti, Paolo Marini e Gianni Lanciotti (Fiom), Raffaele Bartomioli (Uilm), Angelo Forti (Fim), Fabio Capolongo e Orlando Corradetti (Ugl), Francesco Armandi nel ruolo di coordinatore nazionale Whirlpool per la Ugl, hanno commentato di essere preoccupati «Rivedere il piano industriale potrebbe interessare anche Comunanza. Aspettiamo che si giochi a carte scoperte. Fino ad allora l’ansia per il nostro futuro rimane».

I sindacalisti Angelo Forti e Raffaele Bartomioli

L’incontro aveva avuto una vigilia piuttosto agitata. Ieri Di Maio si è reso protagonista di un gesto perentorio quanto plateale, firmando in diretta Facebook gli atti d’indirizzo tesi alla revoca degli incentivi concordati all’azienda fino al 2020, per superare la fase di assestamento del piano industriale 2019-2021. Accordo che prevede per i siti italiani 250 milioni di investimenti da parte della multinazionale, rilancio dei volumi produttivi, rientro della produzione estera (le lavasciuga da incasso fatte in Polonia sono destinate a Comunanza), riassorbimento degli esuberi (sarebbero dovuti essere 135 per il sito piceno).
Nel mostrare ottimismo, proponendo ipotesi di soluzione come “la decontribuzione dei contratti di solidarietà”, Gianluca Ficco segretario nazionale Uilm in una nota ha lasciato trasparire il timore che la multinazionale “possa giocare al gatto col topo, trincerandoci dietro formule retoriche senza addivenire a un confronto reale, creando i presupposti per adottare azioni unilaterali”.
In ogni caso l’ad Luigi La Morgia ha ribadito “l’ importanza strategica dell’Italia all’interno della regione Emea, sia dal punto di vista industriale che commerciale. La Whirlpool negli ultimi anni è stata uno dei maggiori investitori in Italia. Con la firma del piano industriale ha confermato la sua intenzione a continuare su questo percorso”.

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