Rischio cessione al privato della sanità pubblica. Il comitato pro ospedali pubblici delle Marche lancia l’allarme dopo il caso dell’ospedale di Sassocorvaro in provincia di Pesaro. «La stessa fine la faranno i presidi di rete di Civitanova, San Severino, Fabriano, Osimo e sta già accadendo a Recanati, Tolentino, Cingoli e agli altri ospedale di rete. Trasformati in cronicari con qualche ambulatorio part-time, ed ora destinati alla svendita al privato». A dirlo è Beatrice Marinelli, vicepresidente della provincia di Macerata del comitato e membro del direttivo regionale che commenta così la delibera regionale del 10 giugno per il Lanciarini di Sassocorvaro: «la gestione privata che finora riguardava alcuni singoli reparti interni come ortopedia e riabilitazione ora riguarderà l’intera clinica ed è interamente in mano ad un’azienda privata. Tutto questo avviene in parallelo con l’opera faraonica di costruzione di 6 nuovi maxistrutture ospedaliere provinciali costosissime. Il disegno era delineato e ci era ormai chiaro da tempo: nelle nostre assemblee ed incontri lo abbiamo illustrato ampiamente. Da un lato nella sanità italiana stringenti logiche legate al vincolo di bilancio pubblico inducono a drastici tagli, dall’altro impongono il rispetto di parametri numerici ed il superamento di soglie quantitative inerenti i volumi di servizi e prestazioni erogati, presupponendo che al di sotto di tali valori minimi non siano garantiti ai cittadini i requisiti di sicurezza e di qualità del servizio sanitario stesso. Le Regioni quindi, se per rispettare il vincolo di bilancio attuano pesanti riduzioni, parallelamente a causa della minore offerta e dei minori volumi annui di erogazioni che ne conseguono, possono deliberare secondo i principi di precauzione e di appropriatezza, la chiusura di reparti e funzionalità. E’ un paradosso mortale, un meccanismo diabolico. Emblematico è l’esempio dell’ospedale Lanciarini che insieme al nosocomio di Cagli, anch’esso prima ridimensionato e poi privatizzato, ha fatto da ospedale capofila della scellerata politica regionale ceriscioliana di depauperamento della sanità pubblica».
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