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Barriera antirumore Rfi, l’ad Gentile:
«Facciamola di quattro metri»

INFRASTRUTTURE – Ascoltato in Commissione trasporti alla Camera, l'amministratore delegato delle Ferrovie ha avanzato l'ipotesi di dimezzare l'altezza dei pannelli, a cui sommare sistemi di assorbimento del rumore da mettere a diretto contatto con la rotaia dove non si dovesse raggiungere la riduzione dei decibel richiesta per legge

L’ad di Rfi Maurizio Gentile (foto d’archivio)

 

di Martina Marinangeli

Il «gran rifiuto» delle Marche spinge Rfi ad aggiustare il tiro sulla barriera fonoassorbente, aprendo una breccia nel progetto di risanamento acustico. Il no di Mondolfo nella Conferenza dei servizi del 9 luglio – apripista per gli altri che sarebbero arrivati a stretto giro da tutti i Comuni costieri coinvolti – ha creato una situazione di «sostanziale stallo e difficoltà ad ottemperare ad una legge pensata per tutelare la salute pubblica», come spiega l’amministratore delegato di Rfi, Maurizio Gentile, ascoltato giovedì in Commissione trasporti alla Camera, che ha comportato la necessità di trovare una soluzione alternativa. Si sta dunque studiando l’ipotesi di una barriera alta quattro metri (non più otto), a cui sommare sistemi di assorbimento del rumore da mettere a diretto contatto con la rotaia nei punti in cui i pannelli non dovessero raggiungere la riduzione dei decibel richiesta dalla legge del 2000 da cui tutto ha avuto inizio.
In più, è stata avanzata la proposta di riferire i progetti di risanamento acustico non più «al rumore rilevato oggi, perché genera opere come la barriera – osserva Gentile – ma progettare fin da ora in relazione al rumore che sarà immesso dal 2024», data entro la quale la normativa europea impone il rinnovo del materiale rotabile, che comporterà già di per sé una riduzione dei decibel. Lo stesso Ad ammette che, nelle Marche, «la barriera, oggettivamente, è assolutamente modificante le condizioni ambientali, essendo la linea ferroviaria intermedia tra spiaggia e città». Durante l’audizione informale, Gentile spiegato che, dal 2000 in poi, per il risanamento acustico ferroviario «la strada più seguita» è stata quella della barriera, preferita alle altre due opzioni previste nel DM del 2000, ovvero interventi alla fonte del rumore (materiale rotabile) o sui recettori (le case e i fabbricati vicini alle linee ferroviarie). Nel 2017, è poi arrivato il decreto «per il contenimento del rumore sul sistema ferroviario, con interventi sui sistemi frenanti dei carri merci che producono il maggior rumore. Sono previsti finanziamenti statali con prima tranche da 20 milioni e incentivi per la rottamazione dei carri merci», spiega l’Ad. Intanto però, è ancora in piedi un progetto legato ad una normativa del 2000 e, «al di là della difficoltà di installazione di queste barriere (spesso alte anche 8 metri), ciò che più rallenta la realizzazione dei 428 interventi approvati nel 2004 (nella Conferenza Stato- Regioni, ndr) è la fase di approvazione dei progetti» in sede di Conferenza dei servizi, ha aggiunto Gentile.

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