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Carrescia si schiera per le primarie:
«Ceriscioli prenda esempio
da Mancinelli e Carancini»

MARCHE 2020 - L'ex deputato e componente del direttivo nazionale del Pd caldeggia per un cambio di guida: «La coalizione deve cercare un nuovo candidato. Le parole del governatore suonano interessate, si rilegga lo Statuto». Sull'ipotesi di alleanza a livello marchigiano con il M5s: «Per un matrimonio i tempi non sono maturi, a livello regionale le emergenze sono altre. C'è una forte contrapposizione che non si supera con maggioranze a “matrioska” imposte dall’alto»

 

Piergiorgio Carrescia

Piergiorgio Carrescia, ex deputato Pd e ora componente del direttivo nazionale, entra a gamba tesa nel dibattito che si è acceso nel partito regionale sull’opportunità di scegliere il prossimo candidato alle regionali del 2020 con le primarie. Un’ipotesi che il governatore uscente, Luca Ceriscioli, ha scartato di netto. Trovando però l’opposizione interna (e pubblica) di diversi esponenti dem. Proprio ieri Flavio Corradini (che vuole correre alle primarie) ha lanciato la “sfida” al presidente dalla sua Macerata, invitandolo a mettersi in gioco. Oggi Carrescia accusa Ceriscioli di avere una posizione «interessata» sul tema primarie e lo invita «a leggere meglio lo Statuto» e a prendere esempio dai sindaci di Ancona e Macerata, Valeria Mancinelli e Romano Carancini che sono passati per le primarie. Carrescia interviene anche sull’ipotesi di coalizione con il Movimento 5 stelle: «Un accordo Pd-M5s a livello regionale, allo stato attuale, sarebbe solo un’intesa gattopardesca che non servirebbe né al Pd né soprattutto alle Marche ma sarebbe percepita come un modo da vecchia politica di perpetuare un assetto di potere per sopravvivere a tutte le stagioni».

Di seguito l’intervento di Piergiorgio Carrescia. 

«Il tema del rapporto fra Partito Democratico e M5S in vista delle elezioni regionali del 2020 sta animando il dibattito politico estivo. A prescindere da come finirà la crisi di Governo mi sembra che il vero elemento di novità sia intanto da trovare nelle parole del segretario regionale del Pd, Giovanni Gostoli, e nella sua implicita apertura ad un ricambio del vertice regionale. La discussione è stata avviata da Gianni Maggi, Capogruppo del M5S in Regione il cui obiettivo (“cambiare davvero il modo di governare le Marche”) partiva però da un pesante giudizio sulla politica regionale e arrivava alla conclusione che è necessario cambiarla “con l’individuazione delle persone giuste per capacità, competenze ed esperienza”. In estrema sintesi nel Maggi-pensiero, “il nome di Ceriscioli non è spendibile”. La disponibilità di Gostoli alla luce dei presupposti di Maggi è quindi quanto mai apprezzabile nella misura in cui ha di fatto riconosciuto possibile il cambiamento del vertice della Regione. E allora, se condividiamo (e io condivido) che la coalizione che comprenderà il Pd deve cercare un nuovo candidato, la strada è solo quella statutaria delle primarie di coalizione a prescindere dal perimetro politico dell’alleanza che nascerà, con o senza il M5s. Suonano perciò interessate le parole di Ceriscioli quando dichiara che “Quando a candidarsi è chi ha già governato non si usa lo strumento delle primarie”. Legga meglio lo Statuto e prenda esempio dai Sindaci di Ancona e da Macerata! Le primarie di coalizione sono il più ampio strumento di partecipazione democratica e, non per nulla, la Petizione “Chiediamo le primarie” promossa in rete da alcuni cittadini (http:chng.it/nYwCd5Wp) ha raccolto in pochissimi giorni circa 800 adesioni e veleggia verso le 1000 firme. Quanto all’apertura al M5s nelle Marche, è bene ricordare che nuove inedite alleanze regionali, come ha detto Zingaretti in Direzione Nazionale, “andranno verificate e costruite sempre sul primato dei valori e di programmi condivisi”. Se a livello nazionale c’è “un’emergenza democratica” (evitare i “pieni poteri” a Matteo Salvini e un Governo sovranista Salvini-Meloni, l’aumento dell’Iva, lo spostamento nell’orbita russa della collocazione internazionale e l’isolamento in Europa, rilanciare lavoro ed economia), a livello locale il quadro è invece ben diverso. Le emergenze sono la ricostruzione, il funzionamento della sanità, la crescita del Pil, le crisi aziendali, la tutela dell’ambiente ecc..; c’è poi una legge elettorale ben diversa dal “Rosatellum”; in nessun Comune, c’è una condivisione sui programmi, sulle scelte di fondo amministrative fra Pd e M5s ma solo una forte contrapposizione che non si supera, da nessuna parte, con maggioranze a “matrioska” imposte dall’alto. Un accordo PD-M5S a livello regionale, allo stato attuale, sarebbe perciò solo un’intesa gattopardesca che non servirebbe né al Pd né soprattutto alle Marche ma sarebbe percepita come un modo da vecchia politica di perpetuare un assetto di potere per sopravvivere a tutte le stagioni. Oggi è così. Fra qualche anno, alla luce dell’esperienza del Governo che sta nascendo, forse la situazione potrebbe essere diversa. Aprire un dialogo “per conoscersi meglio” e rendere più civile il confronto politico ci sta. Per un matrimonio, anche sull’orizzonte del 2020, i tempi non sono maturi».

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