di Talita Frezzi
«Il nostro timore è che ci stiano portando verso la privatizzazione della sanità. Dobbiamo reagire, dobbiamo partecipare alla prossima conferenza dei sindaci e far sentire la nostra voce». E’ l’unanime richieste sollevata dal Tribunale per i Diritti del malato, dai sindacati Cgil-Cisl e Uil e dal Comitato cittadino per la salvaguardia e difesa del Carlo Urbani. Questa mattina, nella sede della Croce rossa di via Gallodoro, il presidente del Tdm Pasquale Liguori, i referenti dei sindacati Rsu Giacomo Mancinelli (Cgil), Stefania Franceschini (Cisl) e Patrizia Ercoli (Uil), insieme al dottor Franco Iantosca del Comitato cittadino in difesa del Carlo Urbani si sono riuniti per fare il punto sulle criticità della sanità jesina e di Area Vasta 2.
«Il nostro timore – dice Liguori – è che i tagli legati al piano ferie estive diventino definitivi. C’è una forte carenza di personale nella sanità jesina: il Day surgery, chirurgia a ciclo breve dell’ospedale di Jesi, rischia di chiudere. Finora il servizio è stato mantenuto grazie alla disponibilità degli infermieri, ma ora rischia di collassare. Hanno promesso che altro personale arriverà il prossimo mese, vedremo». Altre situazioni difficili per carenza di personale si registrano al Cup dove è stata soppressa la prenotazione degli esami di laboratorio. E al Pronto soccorso, dove mancano medici e oss. «Un solo medico serve per l’Obi (Osservazione breve intensiva) e per la medicina d’urgenza, ci sono due soli oss che devono accompagnare i pazienti in tutti i reparti». Criticità di cui risentono poi solo gli utenti. «Al Cup manca personale e sono sospese le prenotazioni per gli esami di laboratorio. Il tanto annunciato servizio di prenotazione in convenzione con le farmacie per azzerare le liste d’attesa è un bluff: in Vallesina non ce n’è neanche una. E la tanto sbandierata app di prenotazione online My Cup non funziona. La Regione gioisce per l’azzeramento delle liste di attesa proponendo il bonus: una prenotazione con priorità di 10 giorni sull’impegnativa, se non trova posto subito, viene dirottata in una non meglio identificata lista di garanzia che assicura la visita – continua Liguori – ma non è così. E lo dimostro: si è rivolta a noi una signora di 82 anni che doveva fare una colonscopia nel 2021 e la lista di garanzia l’ha dirottata a Camerino».
«La Regione conta gli utili ma gli ospedali stanno male – sottolinea Giacomo Mancinelli – come se la Regione fosse una banca o un’impresa. Nel piano redatto da Guidi per rientrare nella spesa c’è il taglio di servizi e dei posti letto: siamo pieni di graduatorie e concorsi ma non si può assumere visto il piano contabile».
Poi c’è la questione dei ricoveri nelle Rsa e nelle strutture per lungodegenze e postacuzie. Sotto la lente d’ingrandimento, la situazione di Sassoferrato. «Sono, incredibilmente, piene per metà dei posti sebbene le liste d’attesa siano lunghissime – conclude Mancinelli – quello che vediamo a Sassoferrato l’abbiamo già visto a Filottrano e Cupramontana. Il nostro timore è che si voglia dimostrare che queste strutture non servano affinché passino ai privati».
Puntualizzano la questione del piano ferie anche Stefania Franceschini e Patrizia Ercoli. «Gli organici non sono a regime, non si va in crisi per una cosa certa come le ferie. La verità è che vogliono mandarci verso la privatizzazione, ecco perché cercano di strozzare le strutture sanitarie pubbliche. Ma il privato non costa meno, è solo una questione di profitto e nessuno pensa alla salute dei cittadini».
Iantosca non ha mezze misure, non le ha mai avute. Parla chiaramente di responsabilità e di voglia di agire. «E’ ora di fare qualcosa – dice – è ora che anche i cittadini dicano cosa non va. E noi, tutti insieme, dobbiamo andare in Regione ma non solo per ascoltare, ma anzi per far sentire la nostra voce. Dobbiamo partecipare alla prossima conferenza dei sindaci».
Sanità, posti letto ripristinati e al via i concorsi per infermieri
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