di Maria Paola Cancellieri (foto Giusy Marinelli)
Fuori un sole quasi primaverile oscurato dalle nuvole, davanti all’altare la bara di Elia Corrina, morto domenica sera nel tragico incidente stradale di Campocavallo, avvolta da cuscini e mazzi di fiori bianchi.
La chiesa della Sacra Famiglia di Osimo traboccava di giovani oggi pomeriggio per l’ultimo saluto al 17enne. C’erano i compagni di classe, i ragazzi della IV Liceo linguistico dell’istituto ‘Corridoni Campana’, c’erano gli amici di Montone, il paese umbro di origine di Sonia Broncolo, la madre dello studente deceduto in ospedale per i traumi riportati dal terribile schianto tra il suo scooter e l’Harley Davidson. Per la tragedia il motociclista 42enne originario di Recanati ma domiciliato a Monteroberto è indagato per omicidio stradale: è risultato positivo all’alcoltest. Tra la folla raccolta in preghiera inoltre c’erano tanti professori e genitori, tutti con gli occhi lucidi. Nell’omelia don Francesco Scalmati ha preso spunto dalla resurrezione di Lazzaro, raccontata dal Vangelo, per dissolvere il dubbio che in queste ore ha attanagliato la coscienza collettiva. «Elia è ancora qui, non è morto, perché l’amore vince sempre come dice Paolo. Ho fatto catechismo ad Elia e quello che mi ricordo di lui era la sua schiettezza. Me le ha dette sempre tutte. Dopo il secondo anno mi ha detto ‘ho fatto il campo scuola a Campocavallo, io sto meglio lì’ ed è andato a fare catechismo lì. Campocavallo, poi, ha chiuso il suo percorso di vita. Questa schiettezza però lo faceva essere vivace, senza ipocrisie. Poi quando nel 2010 cambiai parrocchia ci siamo ritrovati. Incontrai il padre di Elia, Giampiero, che mi disse che era mio parrocchiano. Da lì è iniziato un percorso di conoscenza con la famiglia fino a quando Giampiero improvvisamente un sabato pomeriggio del 2016 ci ha lasciato». Quel lutto ha segnato un passaggio dell’esistenza di Elia, figlio unico, e di sua madre. Poi guardando dritto negli occhi i ragazzi, don Francesco li ha ammoniti. «Ai giovani dico attenzione a giocare con la morte: la morte è la nostra nemica, quando assumete alcol o sostanze che vi possano far sentire i brividi, tutto quello che immaginate davanti a quel muro, vi portano a sfidare la morte. In questo momento così duro invece dobbiamo riflettere sul senso della vita in amicizia, dello stare accanto a chi sta soffrendo. Dovete stare accanto a Sonia, testimoniandole la gioia di vivere».
Tra il profumo d’incenso e quello dei mazzi di rose bianche, tra le note del coro e gli applausi che hanno animato la funzione, sono scorse via le parole dedicate ad Elia anche dagli amici. I compagni di classe ed i professori hanno ricordato in un affettuoso messaggio come ogni mattina portasse «un raggio di sole nell’aula. In questi anni – hanno aggiunto – hai sofferto per la tua storia che ti ha modificato ma in ognuno di noi ha lasciato ricordi che nessuno potrà portarci via. Come dicevi tu ‘…la vita è complessa ma dilettevole…’ e poi non ci hai più risolto il dubbio: le lasagne vanno fatte con la besciamella o con la provola? Ciao Eli, mi raccomando sempre un passo avanti». Risate e lacrime. Commovente anche l’addio degli amici umbri che hanno rammentato i momenti trascorsi insieme: «Continueremo ad aspettare che torni a Montone. A presto e buon viaggio». E’ sceso il silenzio invece quando un altro gruppo di amici ha fatto ascoltare in chiesa la voce di Elia che enunciava un decalogo di consigli semi serio ripetendo ‘quelli che….’ Lunghissima la fila di persone che al termine della cerimonia funebre sono corse ad abbracciare la mamma di Elia, dignitosa nel suo immenso dolore. Un gesto simbolico a nome di una città sotto choc, ammutolita che è sfociato in un lunghissimo applauso quando il feretro è uscito sul sagrato, sotto un cielo ormai incupito, accompagnato dal suono a lutto delle campane e dalla voce del rapper Luchè che cantava dagli altoparlanti la sua hit ‘Attraverso me’. La messa dell’ottavario è fissata per domenica prossima alle 18,30 sempre nella chiesa della Sacra Famiglia.
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