di Giampaolo Milzi
Promosso nei dettagli l’altissimo valore storico e architettonico dell’edificio. Peraltro già noto a chi non ha dimenticato la stratificata e ultra bimillenaria memoria del glorioso passato di Ancona. Per il resto, confermata la volontà dell’Azienda sanitaria unica regionale (Asur) di installare parte dei suoi uffici, in particolare quelli di rappresentanza, nel pregevolissimo ma degradato Palazzo del Mutilato, di proprietà della Regione Marche, che si affaccia sul lato sinistro della parte iniziale di corso Stamira (civico n° 9), ma chiuso e in vergognoso stato di degrado dal 2007, quando gli uffici regionali si sono trasferiti nell’ex Palazzo delle Ferrovie a piazza Cavour.
Queste, in sintesi, le novità di “cronaca” emerse in occasione del convegno svoltosi ieri mattina al Ridotto del Teatro delle Muse sullo scottante tema “Casa del Mutilato di Ancona – Storia e prospettive di riuso”. Un convegno di alto livello dal punto di vista storico-architettonico (con interventi, in prevalenza, di numerosi docenti dell’Università Politecnica delle Marche e dell’Università Alma Mater di Bologna), ma povero di chiarimenti proprio sulla questione di più stretta attualità, ovvero “le prospettive di riuso”. E tuttavia qualche importante particolare in merito, anche a margine del convegno, è emerso. Il Palazzo-Casa del Mutilato, uno degli edifici più belli dell’Ancona del ‘900 – realizzato nel 1937 su progetto in stile “neoclassico-littorio” dall’architetto anconetano Eugenio Petetti come sede dell’Associazione nazionale fra mutilati e invalidi di guerra (Anmig) di Ancona – è il protagonista della delibera n° 747 approvata il 24 giugno scorso dalla Giunta regionale che tratteggia l’accordo per una permuta tra il massimo ente locale e l’Asur. L’Asur si impegna a consegnare alla Regione due suoi immobili, in via Gioia e in via Oberdan, oltre a due plessi dell’area ex Crass/manicomio psichiatrico al Piano; in cambio acquisisce in uso per 19 anni la Casa del Mutilato, facendosi carico dei rilevanti oneri di ristrutturazione e manutenzione di cui il Palazzo che fu sede dell’Anmig (poi dal 1977, sede del Consiglio regionale, in base ad un contratto d’affitto onorato dalla Regione, cessato nel 1991 quando la Regione subentrò nella proprietà Anmig) ha disperatamente bisogno da troppo tempo.
Ma la tempistica dell’operazione permuta resta avvolta nell’ombra. Dalla primavera scorsa, quando Alessandro Marini, direttore dell’Asur, annunciò in termini perentori la volontà dell’azienda di entrare in possesso del prestigioso palazzo di corso Stamira – vincolato nel 2004 dall’allora Soprintendenza ai Beni architettonici e monumentali come bene di grande interesse e quindi da tutelare – da parte Asur si sono registrati solo sopralluoghi sul posto. Prima dello stesso Marini con alcuni tecnici; l’ultimo, un paio di giorni fa, da parte del funzionario architetto Andrea Alfieri, presente al convegno di ieri. Scontato l’esito dei sopralluoghi. Soprattutto per gli esterni. Il candido bianco dello splendido balcone centrale con figure scolpite (l’Arengario), realizzato dal celebre artista anconetano Mentore Maltoni, è il simbolo del degrado generale che più o meno interessa tutto l’elegante palazzo. E anche il bianco del travertino che originariamente caratterizzava la facciata, coi suoi fregi e i finestroni, è ormai solo un lontano ricordo. Che ha lasciato spazio ad una spessa coltre di smog e fuliggine. Senza contare gli infissi deteriorati, le finiture lignee marcite, la sporcizia diffusa e le scritte in vernice spray. Quanto agli interni, la situazione generale è meno preoccupante. Il seminterrato e i primi due piani, che l’Asur destinerebbe a corsi di formazione e attività di comunicazione, necessiterebbero solo di un’accurata opera di pulizia. Interventi e lavori molto più corposi invece per il terzo e quarto piano, dove si insedierebbero la direzione e altri uffici. Particolare attenzione dovrà essere dedicata, in ogni caso, ad un “lifting” della delle due ale di scale che portano a quello che era il Salone d’onore, scenograficamente valorizzate dall’incombente presenza della meravigliosa statua in candido marmo di Carrara della “Vittoria Alata”, frutto del genio dello scultore dorico Sanzio Blasi.
Secondo stime non ufficiali, per “resuscitare” e riportare per quanto possibile agli antichi splendori il Palazzo del Mutilato servirebbero circa 800mila euro. E non si ha notizia che l’Asur abbia stanziato a bilancio questi fondi. E pensare che nell’aprile scorso, il direttore Marini aveva promesso, in modo “spericolato”, che entro Natale di quest’anno l’ardita missione sarebbe stata compiuta. Ma la realtà è che siamo solo agli inizi. L’Asur non ha ancora presentato alla Soprintendenza unica delle Marche il documento di sintesi de “l’affare permuta” per ottenerne l’avallo. Poi devono essere redatti il progetto preliminare e quello esecutivo per la ristrutturazione, con ulteriori passaggi in Soprintendenza. Quindi, le modalità (da chiarire) per l’affidamento dei lavori, l’avvio e la fine del cantiere, con l’incubo della burocrazia di mezzo. Restando coi piedi per terra, se tutto va bene, Marini potrebbe farcela entro Natale dell’anno prossimo?
Tuttavia, In sostanza, con molti se e ma, il passo avanti nell’impresa è stato ieri confermato. Merito anche e soprattutto di Alessandra Maltoni, nipote dell’autore de “L’Arengario”, fondatrice del comitato di associazioni storico-culturali che da anni si batte per il salvataggio della Casa del Mutilato. E del consigliere regionale Gianluca Busilacchi – presente ieri al posto dell’assessore regionale al Bilancio Fabrizio Cesetti – che fin dall’inizio ha recepito l’sos del comitato, che tramontato l’interesse della Prefettura per l’affitto dell’immobile si è battuto con Cesetti affinché la Regione stanziasse in bilancio 300mila euro per la manutenzione straordinaria dell’edificio. Tra il 2015 e il 2017, la Regione, su ordine della Soprintendenza, aveva già scucito 40mila euro per sistemare la copertura del tetto, tappando un buco da cui pioveva acqua sulla statua della Vittoria Alata e per mettere in sicurezza le mura perimetrali dell’edificio Ma che destinazione hanno quei 300mila euro nel contratto-permuta con l’Asur? E quando l’Asur farà chiarezza sugli “step”, i tempi, gli impegni economici (compreso il passaggio della valutazione economica del progetto, in cui potrebbe essere coinvolta l’Univpm) del suo parziale trasferimento?
Quanto alla Regione, nonostante i solleciti della Soprintendenza, non ha ancora individuato con esattezza la certa presenza, all’interno del palazzo, di un bell’altorilievo raffigurante San Sebastiano, attribuito ad Alterige Giorgi, celato da una postuma intercapedine nel Salone d’onore. Né quella di un affresco di rilievo opera del pittore anconetano Otello Giuliodori (1908 – 2010).
Infine ieri si è appreso che la maggior parte degli istituti storico-culturali e probabilmente le associazioni del comitato non otterranno, come da loro auspicato, una sede nella “nuova” Casa del Mutilato, ma in un edificio della Regione in via Cialdini. Già, ma quando?
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