di Martina Marinangeli (foto di Giusy Marinelli)
La sindaca dorica Valeria Mancinelli si candiderà o no alle Regionali del 2020? Una domanda che ricorre con insistenza sempre maggiore tra i corridoi dei palazzi e gli addetti ai lavori. Una risposta che appare molto chiara l’ha data la diretta interessata oggi, durante la presentazione del suo libro ‘I principi del buon governo’, di fronte alla nutrita platea del ridotto delle Muse: «io non mi candiderò mai contro un presidente della giunta uscente che è della stessa coalizione a cui appartengo». Ipse dixit. Dritta al punto come sua natura. Ma c’è un ma: quando le viene chiesto se, come logica conseguenza, sostenga il Ceriscioli bis, la replica è meno netta: «sosterrò il candidato alla Regione che la coalizione di centrosinistra deciderà. Ho preso atto che Ceriscioli si è ricandidato, ma la coalizione ancora non ha deciso. Per dirla tutto, non c’è ancora neanche una coalizione ben definita».
Uno spazio di manovra, ridotto ma sostanziale, che chi conosce la politica da tempo come la Mancinelli sa che è opportuno lasciarsi. Le ragioni che la portano a rispondere, oggi, con un ‘no grazie’ alle sirene di palazzo Raffaello sono le seguenti: «non mi candiderò mai contro un presidente della giunta uscente perché un conto è candidarsi alle primarie come ho fatto nel 2013, quando era evidente che l’uscente non si sarebbe ripresentato (il riferimento è al sindaco decaduto Fiorello Gramillano, ndr), un conto è quando ci sono un sindaco o un presidente uscenti al primo mandato. Se un altro dello stesso partito si candida in competizione con l’uscente, deve farlo dicendo che quello di prima ha fatto ‘un macello’. Non è una ‘genialata’ farlo dato che la coalizione è la stessa, e l’elettorato inizierebbe a pensare che forse è meglio votare un altro schieramento. Per questa banale ragione non mi candiderò mai contro il presidente uscente della mia stessa coalizione. Cosa diversa sarebbe stata se il presidente uscente avesse chiesto lui stesso di fare le primarie. Non mi sarei candidata io, ma poteva avere un senso». Nello snocciolare il decalogo del buon governo targato ‘sindaca del mondo’, traccia anche una road map di quello che dovrebbe essere l’iter delle Regionali: «bisogna sbrigarsi a fare la coalizione, poi serve un programma di governo chiaro ed infine si decide chi è il candidato presidente. Io sosterrò il candidato che la coalizione di centrosinistra deciderà. A me le coalizioni stanno bene tutte, anche giallorosse, purché sia chiaro per fare cosa. Se non è chiaro per fare cosa non mi va bene la coalizione con nessuno». Ed il caso Umbria insegna. Dal generale al particolare, espletata la parte ostica dell’intervista condotta da Maurizio Socci, la sindaca si addentra nei dettagli del libro «scritto dall’assessore Paolo Marasca, che è riuscito a raccontare me e le mie idee meglio di come avrei fatto io», e con l’apporto sostanziale del suo braccio destro, l’assessora «Ida Simonella, fondamentale nella definizione della scaletta logica degli argomenti». Tutta la giunta è schierata i prima fila ad ascoltare la lezione della Mancinelli, insieme a Gino Sabatini, presidente della Camera di Commercio Unica delle Marche, Marco Pierpaoli, segretario di Confartigianato Ancona, Fabio Sturani, responsabile della segreteria di Ceriscioli, il consigliere regionale Enzo Giancarli, e diversi consiglieri comunali.
«Fare il sindaco è una fatica della Madonna», si lascia andare in un commento ‘all’anconetana’ la prima cittadina, che traccia il perimetro di quello che ritiene il buon governo: «onestà e sincerità – le parole chiave – non devono essere bandiere, slogan o ‘inni’, ma vanno praticate nel concreto. L’onestà è fare un patto con i cittadini e rispettarlo, dire che farai qualcosa e farlo davvero. Non serve promettere la luna, perché poi la realtà arriva». E arriva insieme ad una stoccata al Movimento 5 stelle: «la crisi che sta vivendo da ormai un anno abbondante deriva proprio da questo. Non si può dire di aver abolito la povertà». Di stoccata in stoccata, ricorda anche il siparietto con il premier Giuseppe Conte all’assemblea nazionale della Cna del 26 ottobre, quando alla domanda di lui «come va?», la risposta di lei fu «bene, nonostante voi». «Non ci provo usto ad essere scorbutica – ironizza la sindaca –. Probabilmente avrei fatto a meno di essere ruvida con Conte se non attendessimo l’uscita dal porto da 15 anni e se non ci fosse stata, una settimana prima, l’improvvida uscita di chi aveva responsabilità parlamentari (leggi: il senatore pentastellato Mauro Coltorti, ndr)». Un’ultima ‘perla di buon governo’ la lascia poi sul tema tanto caro al ‘nemico’ Matteo Salvini: «aver demandato la sicurezza alla destra è stato un errore della sinistra». Titoli di coda, seguiti dagli autografi sulla prima pagina del libro e gli abbracci dei suoi ‘fan’.
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