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Sindaca del mondo, regina dei sondaggi
La bufera sul Comune di Ancona
spazza via i progetti della Mancinelli

IL COMMENTO di Fabrizio Cambriani - Bloccata sul nascere quella che sarebbe stata la candidatura più popolare alle prossime elezioni regionali. Un'altra mazzata per il Pd

 

 

di Fabrizio Cambriani 

Non mancava nessuno quel tardo pomeriggio di sabato primo giugno all’inaugurazione dei laghetti del Passetto. C’era il bravo presentatore, la madrina, l’orchestrina vintage e, come misuratamente rilevava il giornalino dell’amministrazione comunale, un bagno di folla. Qualche nuvola nel cielo offuscava sì l’orizzonte, ma il buonumore e la soddisfazione degli astanti faceva premio sulla caligine primaverile. Le cronache del novembre del 1879 registrano come l’inaugurazione del Canale di Suez fosse stata molto più sobria e spartana. La sindaca, Valeria Mancinelli, indossava un pastrano chiaro sopra a una leggera maglia alla marinara. Rivendicava ella, nell’allocuzione ai concittadini, il dorico orgoglio, ma anche la preoccupazione nei confronti di eventuali e deprecabilissimi atti vandalici, volti a deturpare il restaurato luogo, sito in prossimità delle amate sponde.
Nulla, quel sabato pomeriggio, lasciava presagire ciò che sarebbe accaduto solo sei mesi dopo: un’inchiesta della magistratura che è esplosa, come una bomba a orologeria, proprio all’indomani della presentazione del libro della sindaca sul suo modello di governo da esportare ovunque (leggi l’articolo). Un’indagine che coinvolge assessori, funzionari comunali e imprenditori. E che, stando alle notizie emerse, riguarderebbe anche la realizzazione dei nuovi laghetti del Passetto.

Valeria Mancinelli al Parco dei laghetti

Realizzare e inaugurare, padre molto reverendo, realizzare e inaugurare. Parafrasando Manzoni, è questa la cifra che ha caratterizzato l’amministrazione guidata dalla Mancinelli e che l’ha portata ai vertici delle classifiche sulla popolarità degli amministratori pubblici: lo scorso febbraio è stata incoronata sindaca del mondo con il riconoscimento internazionale World Mayor Prize che l’ha portata alla ribalta delle tv nazionali come esempio positivo nel Pd (leggi l’articolo); appena un mese è risultata la più adatta alla carica di governatore in base alle interviste raccolte dalla Sigma consulting su dieci possibili candidati presidenti alle Regionali (leggi l’articolo). 

Il sonfaggio della Sigma consulting

 

Poche parole, molti fatti. Efficacia ed efficienza, le parole d’ordine. Con in più una spruzzata di ridondante visibilità mediatica. Un colpo basso e improvviso a una immagine faticosamente costruita nel corso di sei anni di mandato. Una spallata che, probabilmente, la collocherà fuori dai giochi per la candidatura alla presidenza della Regione. Nonostante i sondaggi.
“Devo lavorare per la mia città, più che mai in questo momento difficile, e realizzare i progetti che gli anconetani chiedono da tempo,” ha scritto oggi in un post su Facebook, annullando un incontro pubblico a Milano con il sindaco Sala. Una scelta precisa e ponderata che, evidentemente, esclude altri progetti per il futuro. Un futuro che, almeno fino all’altro ieri, prendeva in considerazione. O almeno non escludeva. Tanto che ultimamente si era lasciata alle spalle il suo caratteristico atteggiamento tranchant con il quale, all’interno del Partito Democratico, aveva raccolto solo sonore sconfitte. Con un linguaggio insolitamente diplomatico e conciliante, giusto mercoledì scorso, aveva dichiarato che non si sarebbe mai messa contro Ceriscioli e contro il Pd. Lasciando, tuttavia intendere che se l’attuale governatore avesse fatto un passo indietro lei sarebbe stata a disposizione (leggi l’articolo).

Uno scontro tra Valeria Mancinelli e l’assessore regionale Angelo Sciapichetti

Indipendentemente dagli sviluppi delle indagini – che non intendo commentare – la novità è che il centrosinistra perde oggi il suo cavallo di battaglia migliore nella corsa per le regionali. Una gran brutta notizia che si rivela in pieno clima di smobilitazione generale, in particolare dentro il Pd. Il termometro è il consiglio regionale dove continuamente si registrano tensioni e insofferenze all’interno della stessa maggioranza. E tra maggioranza e giunta. Colpisce, e non poco, anche il mutismo del segretario regionale Gostoli. Mentre scrivo, non è arrivata ancora – a distanza di un giorno – una parola di solidarietà, nei confronti della Mancinelli. Ma nemmeno parole di circostanza usate, viceversa, in altre simili occasioni. Come, per esempio, nel caso dell’inchiesta sull’Asur. Evidentemente, la sindaca del capoluogo, la figura politica più popolare del suo partito – non solo a livello regionale – merita silenzio e indifferenza. La stessa che l’intero Pd dimostrò la sera in cui vinse le elezioni in Ancona. Non c’era nessuno dei vertici regionali, in galleria, a complimentarsi e a stringerle la mano.
La domanda a questo punto che sorge spontanea è la seguente: ma se non frega niente ai vertici del partito di perdere così le Marche, senza nemmeno opporre nessuna resistenza, ai militanti chi glielo fa fare, a maggio prossimo, di metterci la propria faccia?

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