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Da scatola del divertimento
a trappola mortale:
cosa rimane della Lanterna Azzurra (Video)

UN SOPRALLUOGO avvenuto nei mesi scorsi mostra l'interno del locale di via Madonna del Piano: i salottini, la sala principale dove era atteso Sfera Ebbasta, e l'uscita verso cui si è riversata una moltitudine di ragazzi

L’interno della Lanterna Azzurra dopo la tragedia

 

di Federica Serfilippi

Una sala spettrale, vuota, dove sono rimasti in parte i segni della tragedia avvenuta un anno fa. La Lanterna Azzurra si presenta oggi come uno scatolone senz’anima, messo sotto sequestro preventivo dalla procura lo scorso maggio, dopo l’iscrizione nel registro degli indagati dei componenti della Commissione di Vigilanza per i locali di pubblico spettacolo, presieduta dal sindaco di Corinaldo Matteo Principi. In un video girato nel corso di un sopralluogo, si possono vedere ancora le postazioni bar, i divanetti, le cartacce e i cumuli di rifiuti: strascichi di quella notte infinita. Ma si può anche vedere l’uscita numero 3, quella dove si sono riversati centinaia di ragazzi per sfuggire al panico creato dall’emissione nell’aria della sostanza urticante. Sia sull’uscio che sulla rampa esterna si è creato un tappo che ha causato la morte di sei persone e oltre 200 feriti.  Perchè? Cosa non ha funzionato nel piano d’evacuazione? Perchè si sono tutti accalcati in quell’uscita? E perchè non hanno retto le balaustre della rampa? La procura ha risposto con gli esiti di una perizia tecnica affidata al colonnello dei carabinieri Marcello Mangione: la discoteca non era a norma a tal punto di rispettare tutte le condizioni di sicurezza. Lo stesso locale sarebbe classificato al catasto come un «magazzino agricolo». Secondo il perito, la rampa non avrebbe il previsto pianerottolo necessario al collegamento con la scala di esodo. Inoltre, ha una pendenza del 20%, superiore al limite massimo del 12% consentito. Stando alla relazione, le balaustre, al momento del crollo, versavano in condizioni pessime, tanto da non essere idonee a sopperire le spinte da affollamento. E’ stata ravvisata anche una difformità di natura geometrica, perché la loro altezza è pari a 87 centimetri. Dovevano misurarne almeno 13 in più.  Nella sala principale non ci sarebbe neanche una cartellonistica indicante il punto di raccolta sicuro, come poteva essere il parcheggio o il cortile, raggiungibile dalle tre uscite. Una di queste, tra l’altro, è stata trovata dal perito ostruita dalla presenza di alcuni divanetti. Un ostacolo di cui hanno parlato anche molti superstiti.



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