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Whirlpool al Mise: per Comunanza
in arrivo 50.000 nuovi pezzi
Confermata però la chiusura di Napoli

CRISI DEL LAVORO - All’incontro di Roma hanno preso parte l’ad della multinazionale La Morgia, il ministro Patuanelli e i sindacati. Per ll sito campano solo la proroga della chiusura dal 31 marzo a fine ottobre. I sindacalisti piceni rassicurati per l'incremento delle vendite dei prodotti da incasso. La nuova lavasciuga in produzione a marzo. In arrivo una settimana di assemblee e scioperi

I sinacalisti piceni oggi al Mise: Pompei, Lanciotti, Marini, Forti e Bartomioli

Se per lo stabilimento Whirlpool di Napoli la sentenza sembra ormai inappellabile, a Comunanza i lavoratori possono tirare un sospiro di sollievo, seppure misto al dispiacere per i colleghi campani.  All’incontro al Ministero per lo sviluppo economico di oggi, 29 gennaio, al quale hanno preso parte il ministro Stefano Patuanelli, l’ad Luigi La Morgia, e le organizzazioni sindacali, la multinazionale americana, rappresentata dall’ad per l’Italia Luigi La Morgia ha annunciato l’aumento delle vendite di tutti i prodotti da incasso. E sono di questo tipo le nuove lavasciuga che entreranno in produzione a marzo nel sito piceno, per una previsione di 50.000 nuovi pezzi entro il 2020.  L’ad ha però anche confermato, dopo il tentennamento dell’autunno scorso, di non poter più sostenere Napoli.

Di fronte a tale dichiarazione Patuanelli, che ha più volte interrotto il tavolo, ha dovuto gettare la spugna dichiarando di non avere strumenti o leggi tali da costringere l’azienda a tornare sui suoi passi. L’unica cosa che ha ottenuto, dopo ore di trattativa, è stata la proroga dell’interruzione della produzione che non sarà il 31 marzo, come detto all’inzio della riunione dall’azienda, ma fine ottobre. Nel frattempo il Governo ha incaricato Invitalia, ufficialmente, di valutare la veridicità degli elementi, addotti dalla Whirlpool per giustificare la crisi, a quanto pare irreparabile. Ufficiosamente, ha chiesto all’agenzia statale di cercare un’alternativa al colosso americano.

All’incontro non è stato fatto alcun riferimento agli altri stabilimenti oltre a quello di Napoli. Ma le notizie sull’andamento del mercato sono state accolte come una boccata d’ossigeno per il sito piceno che aveva chiuso il 2019 peggio che l’anno precedente con 550.000 elettrodomestici, contro il 573.000 del 2018 e i 630.000 previsti dal piano industriale. L’epilogo della vicenda di Napoli però sta destando una ulteriore preoccupazione tra le maestranze picene, rappresentate a Roma dalle Rsu Raffaele Bartomioli (Uilm), Paolo Marini e Gianni Lanciotti (Fiom), affiancati dai segretari provinciali di Ascoli, tra cui Alessandro Pompei (Fiom). Il 30 marzo scadono gli ammortizzatori sociali e, in base agli accordi stipulati a gennaio 2019, il rinnovo era strettamente collegato al mantenimento degli organici. Di questo si parlerà a metà febbraio, in un tavolo convocato appositamente. La riunione nella sede del Mise si è conclusa solo in tarda serata e la risposta sindacale alla decisione aziendale non si è fatta attendere. La prossima settimana in tutti i siti produttivi sono previste assemblee e 8 ore di sciopero.

m.n.g.

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